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Paolo Capuzzo, Chiara Giorgi (a cura di) – Centro e periferia come categorie storiografiche. Esperienze di ricerca in Italia, Spagna e Portogallo – 2009

Paolo Capuzzo, Chiara Giorgi (a cura di)
Roma, Carocci, 238 pp., euro 24,80

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume riunisce alcuni saggi discussi nel 2006 a Bertinoro. Filo conduttore del volume è, come suggerisce il titolo, il binomio interpretativo «centro e periferia». Ottica di approccio in alcuni lavori esplicita, in altri meno e tuttavia di agevole individuazione al lettore attento, segno che la scelta, non facile, degli aa. e dei loro percorsi di ricerca ha dato vita a un concerto di voci armonioso.Diversi sono i punti di forza di questo libro. Innanzitutto l’attualità della lettura di Mariuccia Salvati, consegnata alla premessa, ove si delineano con chiarezza i termini della rimessa in discussione della linearità del processo centro-periferia, in specie alla luce della sopraggiunta crisi dello Stato-nazione. Si nota poi l’ampio spazio offerto ai contributi sulla penisola iberica, tanto più preziosi se si pensa alla scarsa conoscenza in Italia del Portogallo contemporaneo, e in particolare alla lunga esperienza autoritaria del salazarismo, molto meno considerata della parallela parabola franchista. Trovano qui posto importanti aspetti della recente storia d’Europa. Proporre, ad esempio, la questione del totalitarismo, come fa Rosas nel saggio già comparso in «Análise Social» nel 2001 e qui ripubblicato, significa spingere più in là, certo con qualche azzardo, l’analisi del salazarismo, non arrestandosi al dilemma relativo all’inclusione o meno del caso portoghese nel novero dei fascismi.Se l’accostamento di studi spagnoli e portoghesi contribuisce alla comparazione tra gli autoritarismi europei, d’altra parte si scoprono nuovi orizzonti storiografici. È il caso ad esempio della sintesi di Pallaver che, alla luce delle tesi di Jürgen Zimmerer, individua forti linee di continuità tra la seppur breve esperienza coloniale tedesca e il nazismo nelle pratiche di conquista e dominio cui la Germania sottopose dapprima i territori africani, poi l’Est europeo. Ancor prima del caso armeno il genocidio caratterizzò la storia europea con lo sterminio degli herero e dei maij maij. La complessità del rapporto centro-periferia in ambito coloniale è ripresa inoltre nei saggi di Giorgi sulla struttura e gli uomini dell’amministrazione italiana coloniale e nella più ampia riflessione sull’identità della nazione lusitana di Moriggi e Salmi.Di grande utilità è, altresì, l’agile contributo di Cavarocchi sulle forme e gli organismi della propaganda culturale del fascismo all’estero, un aspetto della politica del ventennio che negli ultimi anni ha suscitato un’attenzione crescente da parte di una nuova generazione di studi.Un altro tema, di eminente pregnanza novecentesca, riguarda l’esilio e la deportazione, e anche in questo caso le categorie di centro e periferia contribuiscono a meglio comprendere e far dialogare fra loro esperienze accomunate dalla privazione delle libertà fondamentali e dalle feroci persecuzioni politiche e razziali, anche quando la persecuzione non costringe a fuggire all’estero ma l’esilio diviene una connotazione spirituale, l’exilio interior dei professori dell’Università di Santiago epurati dal franchismo di cui narra Gurriarán Rodríguez.

Mario Ivani