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Paolo Capuzzo – Culture del consumo – 2006

Paolo Capuzzo
Bologna, il Mulino, 332 pp., euro 19,50

Anno di pubblicazione: 2006

Adottando una partizione tematica e una prospettiva di lungo periodo che si snoda tra l’espansione coloniale europea di metà Seicento e la prima guerra mondiale, l’autore costruisce uno stimolante percorso di lettura attraverso la complessità dei processi di consumo che si sono venuti delineando nell’Europa urbana centro-settentrionale, con particolare attenzione all’Inghilterra e all’Olanda, anche se non mancano puntuali riferimenti ai paesi di lingua tedesca e alla Francia.La comparazione tra dimensioni geografiche e sociali specifiche ? come gli interni domestici della borghesia degli affari olandese del Seicento o i quartieri operai dei grandi centri industriali inglesi dell’Ottocento ? e l’interazione tra i rapporti di potere (e le retoriche) che strutturano nel tempo gli ambiti della produzione, della commercializzazione e del consumo sono le coordinate di fondo del volume, il cui intento è «di situare la sfera del consumo in un ampio contesto sociale, senza tuttavia considerarla come sfera derivata, ma autonomamente produttrice di senso» (pp. 13-14). Posizionandosi all’incrocio tra caratterizzazione sociale e valorizzazione culturale del significato semiotico e simbolico delle pratiche di consumo, il volume mira a dare rilievo alla presenza e alla soggettività del consumatore, ma allargando lo sguardo e l’analisi al campo di forze che ne orienta l’azione.Ciascuno dei cinque capitoli in cui si articola il volume offre una sintesi ragionata degli studi prodotti dalla storiografia internazionale sui temi in oggetto: dal nesso tra globalizzazione dei traffici mondiali e rinnovamento dei consumi europei (cap. I), all’impatto della commercializzazione sulla morfologia urbana e sulle relazioni di genere nello spazio pubblico (cap. V), passando per i dilemmi settecenteschi della «popolarizzazione» e della regolazione etica del lusso (cap. II), e per la riformulazione ottocentesca del rapporto tra pubblico e privato (capp. III-IV). Ma, oltre al ricco apparato di note, il pregio maggiore del volume è di confrontarsi ad ogni passo con le categorie e le teorie del consumo elaborate negli ultimi due secoli dalle scienze sociali per interpretare vertigini e aporie dei processi di modernizzazione (da Georg Simmel ad Arjun Appadurai; da Pierre Bourdieu a Colin Campbell a Michel de Certeau). Distanza, conflitto, emulazione, resistenza, distinzione e identità sono alcuni dei termini che definiscono le polarità di tensione entro cui prendono forma tra Sette e Ottocento le culture del consumo delle classi medie (cap. III) e operaie (cap. IV), opportunamente declinate al plurale e in modo da centrare la ricostruzione non tanto sul problema della genealogia o dell’origine sociale di determinati comportamenti e stili di vita, quanto sul peso delle variabili geografiche, sociali e culturali «sui caratteri delle differenziazioni orizzontali» (p. 170), disegnando una molteplicità di percorsi individuali, familiari, di gruppo «i cui fili si dipanano e si intrecciano tra spazi, tempi e culture» (p. 10).

Monica Pacini