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Paolo Carusi – La democrazia schiacciata. Scipione Borghese deputato e politico nell’Italia giolittiana – 2011

Paolo Carusi
Soveria Mannelli, Rubbettino, 216 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2011

Grazie all’esauriente ricostruzione del percorso intellettuale e politico di Scipione Borghese, aristocratico noto soprattutto per le sue avventure automobilistiche, Paolo Carusi ci permette di riscoprire una personalità non secondaria del Partito radicale d’inizio ‘900, che è stata a lungo trascurata dalla storiografia e oggetto di frequenti inesattezze. Secondo l’assunto di base del volume l’esperienza politica di Borghese rappresenta un caso esemplare di quella che l’a. definisce una «democrazia schiacciata» dalle caratteristiche fondamentali del sistema giolittiano. Il parlamentarismo personalistico giolittiano, la prevalente opzione clerico-moderata del mondo cattolico, il rivoluzionarismo crescente del Partito socialista, la nascita di una nuova destra liberale-nazionalista e il rigido approccio ideologico e anticlericale della massoneria sono i fattori che avrebbero inibito la creazione di un autonomo spazio politico della «democrazia» e costretto singole personalità ad adeguarsi alla polarizzazione tra un liberalismo corruttore e un socialismo antisistema per essere infine sconfitte nelle elezioni del 1913. Si tratta di considerazioni in buona parte condivisibili, anche se, a nostro avviso, occorre evitare il rischio di far coincidere tout court lo spazio politico democratico con le sole forze che si autodefinivano «democratiche» all’epoca (escludendo così la maggioranza dei liberali, dei socialisti e dei cattolici) e di ritenere solo strumentali le fasi riformistiche della politica di Giolitti. Delle profonde contraddizioni del sistema politico italiano fa del resto pienamente parte lo stesso percorso consapevole di Borghese, qui così bene evidenziato: radicale antigiolittiano e antiministeriale, ma eletto deputato nel 1904 con il consenso giolittiano (e sostenuto sia da Giolitti che da Sonnino nel 1913), democratico e filocolonialista nonché acceso interventista, fautore di un accordo con i cattolici e firmatario della mozione Bissolati contro l’insegnamento della religione nelle scuole. Sappiamo peraltro che la ristrettezza dei margini democratici in Parlamento non rispecchiava fedelmente la situazione nella dimensione politica locale. Nelle contese amministrative infatti lo spazio di iniziativa democratica era più ampio, non solo per socialisti e cattolici ma anche per radicali, repubblicani e quei blocchi democratici che, seppure sconfitti a Roma nel 1913 dal blocco filonazionalista di Federzoni, nel 1914 ottennero altrove, specie nel Meridione, ottimi risultati. Avvalendosi con accuratezza dell’Archivio Borghese conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano e dell’Archivio privato Hercolani, l’a. ci fornisce inoltre, accanto alla dettagliata ricostruzione delle campagne elettorali, un interessante sguardo sulle iniziative in ambito agricolo, geografico ed editoriale di Scipione Borghese nonché sulle sue missioni, per conto del governo nazionale, nella Russia rivoluzionaria tra il 1917 e il 1919, prima che un profondo scetticismo verso la dimensione di massa ne provocasse il ritiro dall’impegno politico.

Giovanni Schininà