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Paolo Castignoli, Luigi Donolo, Algerina Neri (a cura di) – Storia e attualità della presenza degli Stati Uniti a Livorno e in Toscana – 2003

Paolo Castignoli, Luigi Donolo, Algerina Neri (a cura di)
Pisa, Edizioni Plus, pp. 321, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2003

Gli studi presentati riguardano in prevalenza l’attività dei consoli americani e ovviamente le relazioni commerciali tra la Toscana, il suo principale porto e gli Stati Uniti dall’indipendenza americana al secolo XIX. Si trattò di un momento cruciale per il mutamento della figura del console, non più intermediario eletto dai commercianti di una nazione, ma personalità la cui opera doveva ?contribuire allo sviluppo dei commerci e dell’influenza economica dello stato che lo [aveva] nominato? (Filippini). Tuttavia il commercio con gli Stati Uniti era già stato avviato indipendentemente dalla presenza di una rete consolare (C.S. Kennedy) per effetto di un interesse tanto vivo nelle gazzette labroniche che non aveva trovato però una risposta governativa allorché Filippo Mazzei aveva suggerito allo stesso Pietro Leopoldo l’organizzazione di un traffico con le Americhe. Quanto non era stato possibile, per non turbare gli equilibri internazionali (Mangio) e forse per l’ostilità delle case commerciali, lo fu per Anton Francesco Salucci, capace di organizzare un traffico sulle rotte oceaniche, concorrente a quello proveniente dagli Stati Uniti e Canada; mentre attraverso un’abile politica matrimoniale, Anton Francesco riusciva ad entrare nel mondo armatoriale (Addobbati). La ditta Salucci sarebbe stata sostituita da Filippo Filicchi, suo delegato alle corrispondenze ed incaricato a New York dove poté intrecciare rapporti con i commercianti cattolici Seton. Luca Codignola si pone il problema di quanto la comune fede abbia favorito i traffici e critica il fatto che la storiografia continui a soffermarsi sull’ormai ?sterile dibattito sul trasferimento delle idee illuministiche fra le due sponde dell’Oceano?. I governanti degli Stati Uniti, che erano stati fra i primi a decidere la nomina dei propri rappresentanti consolari, nel 1798 nominarono a Livorno Thomas Appleton, bostoniano affascinato dalla cultura francese e dall’opera riformatrice napoleonica durante il cui consolato furono molte le navi transitate dal porto toscano e la bilancia commerciale si mantenne costantemente favorevole agli Stati Uniti. Questa fioritura si attenuò nel periodo della Restaurazione anche a causa del nuovo console Giuseppe Binda, il quale, per quanto non avesse l’apertura culturale di Appleton, si comportò egregiamente durante la repressione austriaca del ’49, aiutando l’emigrazione di diversi patrioti (Castignoli). Le difficoltà degli scambi commerciali incontrate dai due consoli, sottolineano Lo Romer e Sanacore, erano dovute alle chiusure protezionistiche americane. Negli anni Venti, peraltro, sarebbe stato nominato un console toscano a Boston, mentre i cittadini statunitensi scoprivano il grand tour (Neri). Fortunato sarebbe stato anche il mercato di opere d’arte (Sicca), acquistate da Appleton e Binda; tale commercio sarebbe continuato nel secolo XIX facendo la fortuna di studiosi e mercanti che sono riusciti a riempire case di ricchi borghesi e musei americani di una quantità di opere capace di rivaleggiare con le vituperate depredazioni napoleoniche.

Romano Paolo Coppini