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Paolo Favilli e Mario Tronti (a cura di) – Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva – 2001

Paolo Favilli e Mario Tronti (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 391, euro 30,99

Anno di pubblicazione: 2001

Frutto di una ricerca e di un convegno, promossi dall’amministrazione comunale di Piombino (il sindaco e l’assessore alla cultura, nella breve presentazione, ne spiegano le motivazioni politiche e culturali), il volume raccoglie diciotto saggi di autori diversi, che spaziano dalla tradizionale storia del movimento operaio alla storia delle idee, dalla sociologia alla riflessione sui fenomeni economici e sociali più recenti. È organizzato in sei sezioni: Mutamento della fase economica: un’epoca? Un ciclo? (contributi di Mauro Baranzini, Riccardo Bellofiore e Christian Marazzi), Questioni d’identità nel mutamento di fase (Aris Accornero e Alessandro Dal Lago), Il rapporto con i classici (Paolo Farina e Paolo Favilli), Lineamenti generali d’identità (Duccio Bigazzi e Marco Gervasoni), Russia e America (Andrea Panaccione ed Elisabetta Vezzosi), L’identità in fabbrica (con cinque case studies, di Stefano Musso, Giuseppe Berta, Maria Grazia Meriggi, Catia Sonetti e Michele Lungonelli). Chiudono e aprono il libro un altro saggio di Favilli, intitolato Gli storici italiani e le identità di classe: appunti sulle fasi ?ideologiche? e sulle fasi ?scientifiche? (un excursus sulla crisi, ormai più che ventennale, della labour history), e un intervento di Tronti, dal titolo Memoria e storia degli operai, nel quale si sottolinea invece ?l’importanza teorica e politica del trattenere la memoria e del conservare i segni di una storia? (quella, appunto, operaia), che è stata uno degli aspetti centrali delle vicende dell’età moderna, ma che oggi rischia di essere rimossa o addirittura cancellata.
Interessantissimo, proprio per la pluralità degli approcci tematici e metodologici, da un punto di vista storico il libro solleva però forse più problemi di quanti non ne risolva. È la definizione stessa dei temi, messi al centro della riflessione, a risultare poco chiara: a partire da quello, così controverso, delle ?identità?, per quanto nei saggi di Accornero e di Dal Lago siano contenute osservazioni fondamentali per un approccio critico al problema. Dovendo affrontare un arco di temi tanto vasto, nel complesso esso sconta un po’ la disomogeneità degli approcci e delle motivazioni, che sono in parte strettamente storiografiche, e in parte politiche. Si spazia così dalle teorie sociali dell’Ottocento ai sindacati operai nel secondo dopoguerra, da una interessante rilettura di Marx (Favilli, L’?invenzione? della classe operaia) ai temi del cosiddetto postfordismo, ma i nodi storici centrali della questione rimangono un po’ sullo sfondo.
È comunque un libro che chi si occupa di labour history dovrà senz’altro tenere presente, se non altro per mettere a fuoco i problemi tuttora esistenti in questo campo di studi: la critica della storia sociale ai vecchi paradigmi politico/ideologici, il senso di smarrimento seguito al brusco passaggio di fase economica e sociale, che ha caratterizzato l’ultimo ventennio del Novecento, la difficoltà di definire un diverso rapporto fra riflessione storica e discorso politico, il venir meno del valore euristico di categorie e concetti che sembravano definitivamente consolidati (a partire proprio da quello di ?classe operaia?), le suggestioni del ?decostruzionismo? e del linguistic turn. Sono tutti problemi aperti, per chi si interroga sul ruolo che il conflitto operaio ha avuto nelle società contemporanee, fra Otto e Novecento.

Marco Scavino