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Paolo Giovannini (a cura di) – Uniti e solidali. L’associazionismo nelle Marche tra Otto e Novecento – 2002

Paolo Giovannini (a cura di)
Ancona, Il Lavoro Editoriale, pp. 201, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume deriva da un seminario organizzato nel 1999 dall’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dalla società nazionale di mutuo soccorso ?Cesare Pozzo? e fornisce materiali interessanti, pur se non sempre esenti dai limiti che il curatore aveva lucidamente denunciato, in riferimento allo stato degli studi, nella sua densa Introduzione, riassumibili in una certa tendenza localistica cui l’attributo di ?microstoria? può talvolta conferire dignità. Si sa che l’attitudine associativa ? la ?sociabilità? ? è attualmente oggetto di un acuto interesse a dimensione quantomeno europea: e se Paolo Giovannini mostra di possedere pienamente i termini del panorama storiografico (si pensi, per l’Italia, agli studi di Dora Marucco sull’associazionismo di tipo mutualistico, o di Maurizio Ridolfi su quello più squisitamente politico, e sul piano internazionale alla lezione di Maurice Agulhon), non sempre così si può dire dei suoi autori.
In modo particolare, i saggi di Stefano Trovato sul mutuo soccorso nel maceratese e quello di Sergio Sparapani sul dopolavoro fascista nella provincia di Ancona, che rispettivamente aprono e chiudono la sezione monografica del volume, non escono dai limiti di un certo sia pur piacevole descrittivismo. Il lavoro di Tiziana Casavecchia su Senigallia (particolarmente ampio) e quello di Paola Palmieri sulla spinta associativa determinata dalle esigenze belliche e dalla celebrazione della Grande Guerra ad Osimo, mostrano maggiore consapevolezza sul piano storiografico. In generale, i saggi non possono che confermare un limite che, in forme più o meno sfumate, appartiene a molta della pur ricca letteratura italiana al riguardo, e cioè una certa difficoltà ad armonizzare il panorama nazionale alle varie realtà locali: talché il contesto storiografico finisce talvolta per dominare su quello storico, iperdeterminandolo metodologicamente. In buona sostanza, se pure nell’analisi dei ritualismi legati alla celebrazione della Grande Guerra ? ad esempio ? giganteggia la lezione di George L. Mosse, non sempre risulta poi altrettanto chiaro che le associazioni, le provvidenze e le celebrazioni create ad Osimo trovavano riscontro in un vasto e sostanzialmente omogeneo panorama nazionale. Per contro, le peculiarità ?marchigiane? che lo studio dell’associazionismo tenderebbe ad esaltare ? la perdurante tendenza all’autonomia municipalistica, il peso della tradizione notabilare, l’esistenza e la vitalità di ?altre? sinistre oltre a quella di classe ? sfumano talvolta in un involontario teleologismo che si arrende alla classica impostazione degli studi di storia politica.
Pregi e limiti del difficile rapporto tra storia locale e nazionale ? difficile soprattutto in ambito contemporaneistico ? trovano conferma nella sezione finale del libro, dove i saggi di Maria Palma e di Fausta Pennesi documentano lo stato della ricognizione archivistica nella regione, non imprevedibilmente lacunoso e forse definitivamente segnato dalla tendenza alla dispersione.

Paola Magnarelli