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Paolo Mieli – Storia e politica. Risorgimento, fascismo e comunismo – 2001

Paolo Mieli
Milano, Rizzoli, pp. 388, euro 17,04

Anno di pubblicazione: 2001

È questa la seconda raccolta delle letture storiografiche di Paolo Mieli, annotate, nel corso degli anni, dall’autore, per il pubblico colto di un grande quotidiano (dopo Le storie e la storia. Dall’Atene di Alcibiade al Giubileo del 2000 del 1999). Mieli, entrato nel giornalismo, dove ha percorso una brillantissima carriera (dapprima colonna dell’?Espresso? di Zanetti, è stato, poi, direttore de ?La Stampa? e del ?Corriere della Sera?), non ha, però, mai dimenticato la giovanile formazione storiografica, compiuta come allievo di Renzo De Felice e Rosario Romeo. E si è tenuto costantemente aggiornato sulla attività della disciplina, specialmente, ma non unicamente, per quanto riguarda la produzione di ambito contemporaneistico. Relativamente a queste sue letture, da alcuni anni, egli ha stabilito un rapporto comunicativo di livello e qualità con il pubblico dei grandi quotidiani sui quali scrive. Qualcosa di unico, almeno in Italia, come compromesso fra forza di comunicazione giornalistica e rigore professionale, che può considerarsi esemplare. Di recente, Mieli è succeduto nel giornaliero dialogo coi lettori avviato con fortuna anni fa da Indro Montanelli sulle colonne del ?Corriere della Sera?. Ma, mentre Montanelli, di certo grandissimo comunicatore, mescolava, in materia storica, conoscenze di lettore con esperienze dirette, convinzioni di cittadino e, molto più raramente, elementi di critica spassionata, Paolo Mieli inverte completamente l’ordine di questi elementi nel suo rapporto con il pubblico, partendo, quando affronta questioni storiografiche, da una sicura, anche se molto agilmente comunicativa, professionalità.
Il giornalista che è in lui tende a dare risalto, nei libri che legge, agli elementi fattuali inediti o poco noti, e la sua formazione professionale di storico, per contro, propende a una attenzione privilegiata per le novità interpretative o, comunque, per le posizioni degli autori in quello che si suole chiamare il ?dibattito storiografico?. Va sottolineato che nelle letture raccolte in questo libro ? relative alle tematiche indicate nel sottotitolo ? emerge una spiccata simpatia per le impostazioni cosiddette ?revisionistiche?, che Mieli intende non come pura polemica politica ? secondo quella che è, invece, la reazione corrente più diffusa ? ma come lavoro storiografico critico inteso a erodere luoghi comuni che sono spesso alimentati dall’ideologia o dalla passione politica di parte. Certamente, e fuor di ogni dubbio, il dopo ? comunismo ha offerto, per qualche anno, ampia sollecitazione a esigenze di revisione di approcci storiografici costruiti su ubriacature ideologiche e dogmatismi e talvolta difesi, con ridicola burbanza accademica, facendo rilievi sulle virgole dei critici. Ma deve poi valere, comunque, il criterio del caso per caso e della argomentazione specifica, per evitar di cadere in un nuovo manierismo dell’elogio degli antichi regimi pre-unitari ? borbonici, clericali o austriaci ? rispetto al Risorgimento e alla Italia unitaria o del fascismo rispetto alla democrazia liberale o all’antifascismo.

Luciano Cafagna