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Paolo Morando – Dancing Days 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia – 2009

Paolo Morando
Roma-Bari, Laterza, pp. 327, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2009

Questo libro, agile e leggero, è un inchiesta sociale e di costume che racconta – con taglio giornalistico – l’Italia del «riflusso», la fuga dalla politica e l’avanzare di un nuovo individualismo, «possessivo», edonista e spensierato. Il ’78 è l’anno dell’uccisione di Moro, e pochi mesi dopo, in un paese ancora insanguinato dalla violenza brutale e nichilista della lotta armata, il «Corriere della sera» pubblica in prima pagina una lettera (anonima) di un aspirante suicida per amore. La lettera, in realtà, si rivela un falso d’autore, ma ottiene l’effetto di portare in primo piano, all’attenzione di un vasto pubblico di lettori, l’amore e il desiderio. In maniera inattesa i sentimenti irrompono nel discorso pubblico – dominato dai grandi temi della politica – annunciando la rivincita del privato. Il racconto di Morando parte da qui. La narrazione mima i ritmi incalzanti della comunicazione pubblicitaria, slittando nella cronaca, affastellando – alla rinfusa e in un costante andirivieni temporale – dati, testimonianze, reportage, commenti e resoconti giornalistici. La musica, la televisione, le discoteche, la moda, l’informazione «alta» e popolare sono i mondi che l’a. descrive nel suo lungo, affabulatorio racconto, scoprendo il volto di una società inquieta e polimorfa, sazia di politica e stanca di sangue, assetata di futuro, di nuovi consumi e nuovi orizzonti del vivere. L’«io desiderante», esaltato dai movimenti e dal pensiero radicale dei tardi anni ’70, emerge – in luoghi che sembrano distanti dall’alveo culturale che lo aveva concepito come forza rivoluzionaria – nel momento esatto in cui l’onda di protesta si ritrae e i livelli della partecipazione politica, in tutte le sue declinazioni, registrano un netto calo. Interessanti, in tal senso, i capitoli dedicati alla musica come rappresentazione, e prefigurazione, di una realtà in costante mutamento (capp. 2 e 4). Nella cronaca dell’a. la diserzione dagli organi collegiali della scuola, nella tornata elettorale del ’79, è un sintomo tra i più evidenti del disimpegno, non solo giovanile, dalla politica, di un diffuso disinteresse verso le istituzioni, di un’insofferenza sempre più marcata verso l’invadenza del pubblico come elemento regolatore della vita associata. «Dove trova linfa il riflusso?» – si chiede Morando – «Semplice: dallo scontro con la realtà», risponde lo stesso a. Ovvero dallo scontento seguito alle aspettative di rinnovamento degli anni ’70 e all’inadeguatezza delle istituzioni che avrebbero dovuto governare e indirizzare il cambiamento. La tesi non è nuova e non è argomentata, ma il punto di interesse del libro risiede nella raffigurazione di un’Italia parallela all’Italia degli anni di piombo, irriducibile alla dimensione ideologica dei movimenti e tanto meno alla violenza in essi contenuta. E interessante è il raffronto, che lascia intravedere cesure profonde alternate a tratti di continuità, tra l’Italia dei «movimenti» e la cultura del privato che prese campo negli anni ’80.Questo non è un libro di storia, ma individua, nel biennio ’78-79, un punto di snodo che la storiografia, finora, ha lasciato colpevolmente in ombra.

Barbara Armani