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Paolo Paoletti – 1944 San Miniato. Tutta la verità sulla strage – 2000

Paolo Paoletti
Mursia, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Il 22 luglio 1944 una esplosione avvenuta all’interno del Duomo di San Miniato causò la morte di 56 persone che vi erano state rinchiuse dalle truppe tedesche occupanti. La causa dell’esplosione non sarebbe stata né una mina a tempo nascosta dai tedeschi né una bomba da loro lanciata durante la ritirata, bensì un ordigno mal centrato dall’artiglieria americana. A prima vista pare che sia questa la tesi del libro di Paoletti. Tale tesi, sebbene per anni ignorata o taciuta, era già stata avanzata poco dopo l. Le fin troppo ovvie inconsistenze e il carattere affrettato del lavoro delle due commissioni d’inchiesta costituite subito dopo l’arrivo degli alleati (una americana nel 1944 e una italiana nel 1945), che avevano concluso per una presunta colpevolezza tedesca, avevano già suscitato i dubbi e gli interrogativi di studiosi come Lutz Klinkhammer, Michele Battini e Paolo Pezzino. La tesi dell’ordigno americano avrebbe dunque potuto dare l’avvio ad un’indagine approfondita sull’episodio, sulla scia di note analisi che si vanno conducendo su realtà e memoria dei massacri tedeschi, sulle contese interpretative e sulle possibili distorsioni della storia stessa che ne derivano, e magari anche sull’uso pubblico della storia.
Non è però questo il contributo di Paoletti, tant’è che per lui non si tratta di una tesi da studiare, ma di una verità da divulgare – “tutta la verità”, per l’esattezza. La vera tesi del libro, invece, è quella del gran complotto tra funzionari locali e storici, quell’alleanza nefasta tra politica e accademia, che insieme in malafede costruiscono e coprono un falso storico. Conseguentemente il suo non è un libro di storia, ma un polemico pamphlet che fin dal frontespizio pretende di fare uno scoop e non analisi storica. Non sorprende quindi che la ricostruzione dei fatti stessi non si basi su nuove fonti e che sia semplicemente funzionale al discorso che segue; non stupisce che l’autore si scandalizzi maggiormente delle contraddizioni lampanti nell’operato delle inchieste, senza chiedersi mai in quale situazione quelle inchieste si sono svolte; non meraviglia neanche che i tre livelli del libro – ricostruzione storica, revisione del lavoro delle inchieste e violenta polemica contro la storiografia – si intreccino costantemente, risultando in una confusione strutturale che si trasmette in ogni paragrafo; ed appartiene alla logica sensazionalista del libro il fatto che gli elementi fondamentali della sua prova indiziaria siano due perizie tecnico-balistiche commissionate a due generali d’artiglieria dopo mezzo secolo dall’avvenimento.
Pur fornendo una ricostruzione plausibile dei fatti, il libro di Paoletti non contribuisce affatto né alla storia dei massacri tedeschi, né alla storia della Resistenza, né alla storia della memoria della guerra e neanche alla storia politico-culturale della Repubblica. Ma contribuisce alla demolizione della reputazione pubblica dello storico e della storiografia e contribuisce, consapevolmente o no, all’uso demagogico della storia nell’agone pubblico-politico.

Johannes U. Müller