Cerca

Paride Rugafiori (a cura di) – La capitale dell’automobile. Imprenditori, cultura e società a Torino – 1999

Paride Rugafiori (a cura di)
Marsilio, Venezia

Anno di pubblicazione: 1999

Paride Rugafiori è autore di alcune riuscite biografie imprenditoriali ed è un esperto del genere. In un paese nel quale la figura dell’imprenditore non ha mai goduto degli onori e della fama che altrove ha saputo conquistarsi appare ancora più appassionante porsi certi interrogativi che stanno alla base di un volume (incluso nella serie degli Studi dell’Archivio Storico Fiat) che riunisce alcune tra le più mature ricerche che Rugafiori ha diretto presso l’Università di Torino tra il 1995 e il 1997.
Il campo della ricerca è delimitato sul piano geografico e settoriale – Torino, l’industria automobilistica e alcune delle sue figure imprenditoriali più rilevanti – ma l’approccio è sotto molti punti di vista innovativo. Marilisa Del Mutolo indaga l’immagine e la celebrazione pubbliche degli imprenditori attraverso un’accurata analisi che fa uso di una strumentazione varia e articolata: dalla critica semantica delle “voci” dei più antichi dizionari biografici e dei Chi è? allo studio della toponomastica urbana e delle iscrizioni su lapidi e monumenti, secondo una feconda linea di ricerca che ha trovato finora attuazione soprattutto nella storia dei miti e delle immagini del Risorgimento e della Grande Guerra. Sara Moscatelli sceglie un percorso inedito per studiare l’entrata in scena dell’automobile sulle strade d’Italia, quello dell’indagine sul suo impatto sociale, sulla creazione di una sorta di immaginario collettivo dell’auto e sul contributo che essa ha offerto alla modernizzazione della società. Katya Gianotti dedica le sue pagine allo studio della figura del fondatore della Fiat, Giovanni Agnelli, evidenziandone le capacità di costruzione del proprio mito proprio mentre opera per evitare un’imbalsamazione retorica della propria figura che risulterebbe controproducente, mescolando abilmente il sobrio undestatement della “piemontesità” con l’immagine vincente del “creatore di lavoro”. Giulia Borgarelli, infine, prende in esame un altro imprenditore torinese, Pininfarina, discutendo in maniera originale il genere autobiografico applicato ai capitani d’industria, i cui esempi non sono certo numerosi in termini assoluti, ma neppure da sottovalutare. Self made man quasi per antonomasia, l’imprenditore piemontese, quando si racconta, evidenzia il tentativo, quasi sempre riuscito, di confrontarsi in maniera critica con il concetto e i segni della modernità, di cui – proprio in quanto industriale dell’automobile – egli è, in un certo senso, un autentico artefice.
Tra i molti risultati raggiunti dall’opera collettanea diretta da Rugafiori c’è sicuramente quello di essere riuscita ad offrire un’immagine di una porzione piccola, ma qualitativamente rilevante dell’imprenditoria italiana che mescola in maniera inscindibile elementi di innovazione (tecnico-produttiva, sociale, culturale) con altri di matrice tradizionale, in linea, del resto, con la “transizione dolce” – l’”industrializzazione senza fratture” – che sperimentò l’Italia tra la fine del XIX secolo e la prima guerra mondiale.

Luciano Segreto