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Patricia Knight – Mussolini and fascism – 2003

Patricia Knight
London-New York, Routledge, pp. 135, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2003

Si tratta di un libro ad uso universitario per studenti undergraduate incluso in una collana di ?Questions and analysis?. Il lavoro didattico di Knight appare chiaro nella struttura e negli intenti: introdurre studenti di lingua e cultura anglosassone ignari delle vicende italiane dell’800-?900 ad una conoscenza chiara e succinta del regime fascista e di Mussolini. Azione e scelte politiche del leader e il regime appaiono indissolubilmente legati senza per altro rendere il libro una sintesi biografica né il sistema politico una semplice dittatura personale. Otto i brevi capitoli nei quali il libro si struttura, nella scansione oramai rispettata dalla storiografia: la crisi dello Stato liberale; la presa del potere; dal sistema liberal-parlamentare alla dittatura; lo Stato totalitario; le politiche sociali ed economiche; la politica estera tra 1922 e 1938 ed infine l’alleanza e le differenze tra fascismo italiano e nazismo. Più interessante per il docente italiano, che si deve conformare alla riduzione di corsi universitari classici a corsi brevi, tiranneggiati dalla scarsità narrativa dovuta al ridotto numero di ore e di crediti, è l’andamento dei capitoli: una breve parte narrativa sintetizza avvenimenti e personaggi e fornisce dati; due analisi rispondono a domande di base e guidano lo studente a una maggiore comprensione; infine brevi brani tratti da fonti e seguiti da domande che aiutano a meglio comprendere i testi.
Due osservazioni. Prima, che si può essere buoni divulgatori a livello universitario di grandi questioni storiografiche senza essere ricercatori in quel campo e senza neppure essere esperti della storia nazionale che si tratta (l’autrice ha precedentemente lavorato sulla guerra civile spagnola). Seconda, che si può parlare del fascismo italiano senza citare una sola opera di storico italiano in merito, rimanendo invece fedeli a ricerche o altre sintesi pubblicate in inglese. Gli stessi brani forniti come fonti sono di seconda mano, tratti da citazioni e documenti tradotti da studiosi anglosassoni. Il profilo di Mussolini è tratto dagli studi di Mack Smith e Bosworth. La mancanza di traduzione del lavoro di R. De Felice lo giustificherebbe in parte; lo stesso non si può dire per i lavori più avanzati sulla religione civile di E. Gentile, oggi storico italiano apprezzato e tradotto in inglese.
Mi sono convinta io stessa ad adottare questo testo per il mio corso di storia europea impartito a studenti americani che non conoscono una sola parola in lingua straniera e ai quali ogni lettura non inglese è impossibile da suggerire. Mi chiedo però se con altrettanta serenità potrei io un giorno scrivere e insegnare la storia di un altro paese, ad esempio il Giappone, senza conoscerne la lingua e senza neppure impegnarmi a capire come i giapponesi intendano discutere e interpretare la loro storia. Forse dovrei avere meno scrupoli professionali: tanto basta leggere l’ampia storiografia nordamericana e britannica su ogni paese, senza tanti problemi di discernere tra lavori scrupolosi e opere presuntuose perché mostrano un’interpretazione ?neocolonialista? della storia di paesi considerati ?minori?, mediterranei o extraoccidentali che siano.

Patrizia Dogliani