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Patrizia Dogliani – L’Europa a scuola. Percorsi dell’istruzione tra Ottocento e Novecento – 2002

Patrizia Dogliani
Roma, Carocci, pp. 210, euro 17,10

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume intende “fornire un capitolo di storia culturale e sociale dell’Europa tra Otto e Novecento”, aiutando a comprendere come un intero continente “abbia accresciuto il proprio patrimonio di conoscenze, abbia appreso a comunicare e a scrivere, sia riuscito a istituzionalizzare i processi di apprendimento, sia infine giunto a intendere l’educazione e l’istruzione professionale come strumenti che permettono all’individuo di verificare il proprio potere contrattuale e di interagire nella comunità d’appartenenza” (p. 9). Parallelamente si vuole mostrare “come il potenziale culturale e professionale degli europei si sia sviluppato attraverso una moltitudine di volontà, di approcci, di prassi e di ambienti che non possono essere ricondotti solo all’interno di aule e di sistemi scolastici: si tratta di conoscenze diffuse e sedimentatesi attraverso la lettura, la visita di musei e di esposizioni, in seguito a viaggi, all’ascolto di programmi culturali, all’introduzione dei mezzi di comunicazione di massa” (p. 10).
Il periodo considerato è quello che va dall’inizio dell’800 a metà ‘900. Come avverte l’autrice, i casi anglosassone, francese e tedesco sono dominanti, anche perché costituiscono “i principali modelli presi ad esempio da altri paesi nel definire i sistemi scolastici e universitari”; mentre il sistema educativo italiano “è stato volutamente lasciato in sottofondo per dare maggiore rilievo ad altri paesi e per capirlo di riflesso” (pp. 10-11).
Il volume è strutturato attorno a cinque capitoli, che rappresentano altrettanti nodi tematici: il primo traccia le linee di sviluppo dell’alfabetizzazione e il suo rapporto con la scolarizzazione, la nascita dei sistemi scolastici nazionali, la “democratizzazione” dell’insegnamento, l’associazionismo degli insegnanti e le loro rivendicazioni, alcune figure di pedagogisti (Ferrer, Montessori, Steiner), l’istruzione superiore e lo sviluppo dell’architettura scolastica. Il secondo capitolo affronta l’istruzione in rapporto alle professioni, la femminilizzazione del personale docente e quelle scuole, come le public schools inglesi, che contribuivano alla costruzione di un determinato tipo di mascolinità. Gli altri capitoli sono destinati rispettivamente alla lettura (le biblioteche), ad esposizioni, musei e media ed infine all’istruzione e qualificazione professionale.
Al di là delle scelte rispetto a cosa includere e alle difficoltà cui si deve far fronte qualora ci si proponga di affrontare gli argomenti suddetti sulla base di scelte editoriali che impongono di scrivere libri di 200 pagine, corredati da poche note e da una bibliografia sintetica, ci sembra che l’obiettivo che Dogliani si era posto ? “fornire un’ampia correlazione di modelli di sviluppo culturale e scolastico seguendo alcuni principali parametri” (p. 11) ? non emerga chiaramente, forse a causa della pur necessaria esposizione fattuale, che finisce per lasciare in ombra lo spazio interpretativo.

Teresa Bertilotti