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Patrizia Dogliani – L’Italia fascista. 1922-1940 – 1999

Patrizia Dogliani
Sansoni, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Questo di Patrizia Dogliani è un contributo molto pregevole, che si colloca nell’ambito di un genere di cui – come studiosi e insegnanti di storia – spesso lamentiamo la mancanza. Nei cataloghi degli editori italiani non troviamo infatti abbastanza spesso opere di sintesi su argomenti vasti e rilevanti, scritte in maniera chiara e conseguente, non necessariamente frutto di ricerche originali ma originali nell’impostazione perché in grado di rapportarsi criticamente alla storiografia, senza perdere di vista i dibattiti classici ma neppure i contributi più recenti. Il compito in questo caso non era semplice. Sul fascismo escono ogni anno molti testi non solo italiani, ma anche stranieri, visto che questo tema rappresenta sì il fulcro della nostra storia novecentesca ma anche un grande, paradigmatico evento della storia mondiale, ormai trattato dai più diversi punti di vista analitici e disciplinari, non solo nell’ottica della storia politica più o meno tradizionale. Il primo pregio di quest’opera è quello di aver collocato l’analisi in un punto importante di intersezione tra il regime, la sua politica e la storia della società italiana. Il secondo è quello di aver restituito al lettore non specialista (ed anche allo specialista) la ricchezza di temi e contributi della storiografia di oggi.
Il volume presenta una struttura per grandi tagli tematici, ad esclusione della parte iniziale e del capitolo finale, nei quali la storia politica, cronologicamente trattata, ritorna a tenere il campo. Riportiamo l’argomento dei capitoli: il regime, il partito, l’organizzazione del consenso, la modernizzazione economica e sociale, le politiche demografiche e razziali, la “grande nazione”, le politiche culturali. Rispetto ad altre sintesi sull’argomento, il lettore si trova davanti a un quadro notevolmente aggiornato. Forse è un po’ sacrificato il tema della trasformazione-continuità istituzionale, ma troviamo (finalmente) un’adeguata trattazione del problema della funzione e della struttura del partito. Centrale è la tematica dell’eugenetica, del razzismo, della spinta fascista all’omologazione socio-culturale nelle colonie e in patria. Ci sono alcuni squarci di situazioni locali che in questa trattazione generale immergono d’un tratto il lettore in un bagno di concretezza: a chi scrive è molto piaciuta ad esempio l’analisi del fascismo del plurietnico nord-est, che funge da frontiera contro il nemico esterno, tedesco e slavo; e quella della provincia di Forlì, luogo natale del duce e dunque luogo ideale del culto del duce, ma anche luogo reale di conflitti e “beghe” casi poco corrispondenti all’idea elevata che i fascisti si fanno della nuova politica.

Salvatore Lupo