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Patrizia Dogliani – Storia dei giovani – 2003

Patrizia Dogliani
Milano, Bruno Mondadori, pp. 217, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2003

Tentare una ?lettura della storia contemporanea sotto il profilo della ?questione giovanile? e dei rapporti tra generazioni? (p. 5) non è, già di per sé, sfida di poco conto. Non avendo a disposizione che 200 pagine di piccolo formato, l’impresa diventerebbe davvero ardua, se ? come in realtà avviene ? non venisse esplicitamente abbandonata dall’autrice: l’obiettivo di questa Storia dei giovani non può essere quindi che ?fare il punto sullo stato della questione e suggerire alcuni argomenti degni di futura attenzione? (p. 16). Siamo di fronte, dunque, a un’accurata rassegna storiografica, in cui quanto si è scritto negli Stati Uniti, in Europa e in Italia (molto poco, in quest’ultimo caso) sulla ?questione giovanile? viene riassunto e inserito in una narrazione che va dagli ultimi decenni dell’ ?800, caratterizzati dall’emergere dell’associazionismo giovanile e di culture politiche dai tratti marcatamente giovanilistici, fino al ’68: che sono i limiti cronologici di quello che l’autrice definisce il ?secolo lungo? dei giovani. Un secolo segnato non tanto dal protagonismo giovanile ? ché anzi i meccanismi gerontocratici riescono a imporsi, a fasi alterne ma tutto sommato con successo, sulle istanze di autonomia giovanile ? quanto dall’individuazione di una ?questione generazionale? che affianca e in qualche modo sostituisce la ?questione sociale? che aveva agitato i sonni dei difensori dell’ordine nel secolo precedente.
La narrazione, come si diceva, comincia con gli anni a cavallo del secolo, e in particolare con una mappatura dell’associazionismo giovanile d’anteguerra: dal movimento dei Wandervögel nella Germania guglielmina ai Boy Scout di Baden Powell, dai giovani sionisti alle organizzazioni giovanili socialiste. Si sofferma poi (nello stesso capitolo) sugli anni a cavallo tra le due guerre, sottolineando il fascino che la Rivoluzione russa esercitò sui militanti più giovani dei partiti socialisti europei (e dunque il ruolo del fattore generazionale nell’affermazione di partiti e movimenti comunisti); ma ? alquanto sorprendentemente ? non insistendo affatto sull’eccezionale ruolo catalizzatore svolto dal primo conflitto mondiale nel promuovere e intensificare forme di ribellismo e protagonismo giovanili. Alle politiche giovanili messe in atto dai fascismi europei è dedicato invece un capitolo a parte, dove, oltre a una descrizione dettagliata della Hitlerjugend e delle organizzazioni del fascismo italiano, si trova una rapida analisi del Frente de juventudes nella Spagna franchista. Gli ultimi due capitoli sono dedicati rispettivamente al protagonismo dei giovanissimi nell’ultima fase della Seconda Guerra mondiale, e in particolare nella ?guerra civile? italiana del 1943-45, e al secondo dopoguerra in Italia, con un profilo conclusivo della ?generazione del Sessantotto?. Chiude il volume un utile apparato bibliografico, che contribuisce a fare di quest’opera un buon punto di partenza per chi sia interessato alla questione. Rimane la delusione per un vuoto che pure viene segnalato, quello relativo alla storia dei giovani in Italia. E se gli obiettivi dell’opera erano altri, si poteva chiedere forse un più preciso taglio interpretativo, anche a costo, dove i punitivi limiti di spazio l’avessero imposto, di una minore accuratezza descrittiva.

Elena Papadia