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Patrizia Gabrielli – Scenari di guerra, parole di donne. Diari e memorie nell’Italia della seconda guerra mondiale – 2007

Patrizia Gabrielli
Bologna, il Mulino, 291 pp., Euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2007

L’esperienza vissuta da alcune donne nel biennio cruciale 1943-45 in Toscana ci arriva «celebrata» dalla scrittura non ufficiale dei documenti autonarrativi dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano. Fra le memorie e i diari femminili conservati – circa duecento – Patrizia Gabrielli ha selezionato un ampio materiale, un’antologia tematica che comprende scritti di donne antifasciste e non, borghesi e popolane, che, pur non sempre familiari alla scrittura, vollero fissare sulla carta vita quotidiana e momenti limite degli anni di guerra. A questo materiale l’a. ha premesso un’ampia e aggiornata riflessione sulle chiavi di lettura offerte dalla storia di genere negli ultimi decenni, in particolare per l’interpretazione degli eventi bellici e resistenziali.Fra gli incentivi alla produzione autonarrativa si possono individuare i cambiamenti radicali nella vita personale, come le emigrazioni, e ancor più quelli indicibili portati dai conflitti armati. Per stare alla produzione colta di memorie, il noto War in Val d’Orcia di Iris Origo, che l’a. cita in apertura come modello e riferimento di questa letteratura, edito in inglese nel ’47, uscì nella traduzione italiana soltanto nel 1968. Molto resta ancora da scoprire dunque e il passaggio dalla privatezza del documento alla sua fruizione pubblica segue tempi suoi (ricordo in proposito che sta per uscire, curata da Mara De Benedetti, la traduzione dall’inedito inglese del diario di Thelma Hauss de Finetti, depositato nell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo). Ma il «bisogno di scrivere» coinvolse profondamente anche chi aveva una pratica limitata della scrittura (p. 61), che ci ha lasciato in eredità testi quasi sempre «belli» alla lettura.Gabrielli ha organizzato le narrazioni femminili per temi, con l’8 settembre 1943 a far da spartiacque fra quello che è considerato, cronologicamente ma anche esperienzialmente, il «prima», e il «poi» rappresentato dall’occupazione nazi-fascista, lo sfollamento, le stragi, le resistenze, la Liberazione. Le memorie rivelano lo scarto tra la «guerra sublimata» come anche oggi è rappresentata dai media e la realtà spasmodica di terrore e violenza (fino alle stragi e agli stupri) che ogni guerra vera porta con sé, insieme a un indispensabile acuirsi dell’intelligenza dei soggetti nelle situazioni limite, che creano strategie di sopravvivenza, ma si misurano anche con prove etiche decisive. Vi acquistano valore le «azioni minime», segni di quelle «virtù quotidiane» che hanno costituito le fitte maglie della Resistenza senz’armi, spesso operata dalle donne, complementare a quella con le armi, che però non fu prerogativa solo maschile.L’a. ha valorizzato fonti soggettive dalla forte intensità espressiva (fra queste, spiccano i diari delle sorelle Talluri, che ci parlano della trasmissione familiare degli ideali politici). Ribadisce così la sua fiducia, condivisibile, nel loro utilizzo critico per la restituzione «a tutto tondo» dell’esperienza femminile della guerra e della Resistenza.

Roberta Fossati