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Patrizia Morelli – Una cultura classica per la formazione delle élites. L’insegnamento del latino nei Ginnasi-Licei postunitari attraverso l’Inchiesta Scialoja sull’istruzione secondaria 1872-1875) – 2009

Patrizia Morelli
Macerata, Eum, 210 pp., Euro 14,90

Anno di pubblicazione: 2009

Sul rilievo dell’Inchiesta Scialoja come testimonianza sul funzionamento e sui problemi dell’istruzione secondaria in Italia, pur considerando la sostanziale inefficacia pratica dell’iniziativa, aveva già richiamato l’attenzione, con alcuni fondamentali saggi e contributi documentari, Marino Raicich. L’idea di una sistematica lettura di quelle carte d’archivio, e di una loro presentazione in chiave tematico-disciplinare, centrando l’analisi sulle questioni legate all’insegnamento del latino, è comunque interessante e meritevole di attenzione. In questo studio si riserva un ampio spazio alla citazione diretta dei documenti, con qualche compiacimento e qualche ripetizione, e la scelta non è inopportuna, dato che al lettore viene offerta la possibilità di un confronto diretto con la pluralità delle voci (politici, accademici, uomini di scuola, ma anche padri di famiglia, magari, questi ultimi, di un certo peso e prestigio all’interno delle loro comunità) consegnateci dall’Inchiesta. Andrà tuttavia rilevata un’eccessiva timidezza dell’a. di fronte al suo materiale, un’aderenza espositiva alla logica dei documenti, che vengono riprodotti e lasciati parlare più che interrogati, mentre la diversa natura delle carte utilizzate (accanto alle risposte al questionario predisposto per l’inchiesta stanno, ad esempio, ed a ragione, alcune relazioni annuali redatte dai presidi sull’andamento di singoli istituti di istruzione secondaria) e la varietà delle osservazioni e delle proposte che emergono dall’Inchiesta avrebbero richiesto un più coerente sforzo di sistemazione. Quando da una parte, ad esempio, in alcune testimonianze si deplora la «decadenza» degli studi classici nell’Italia unita, e in altri casi si registrano gli sforzi fatti per introdurre, valendosi anche di manuali e strumenti didattici rinnovati, nuovi principi e nuovi metodi nello studio delle lingue classiche – Raicich parlava di «decoroso galleggiamento» raggiunto a fine ‘800, e lo faceva segnalando un progresso -, occorrerebbe interrogarsi sui termini di confronto e sui diversi punti di vista che sostenevano simili considerazioni. «Decadenza», forse, rispetto ad una pratica tardo-umanistica e, per così dire, gesuitica del latino, distante dai canoni della nuova filologia; «progresso», e in fondo era scontato, sul terreno del sistema scolastico, di un insegnamento organico e formalizzato. Emerge comunque con chiarezza il ruolo centrale allora assegnato al latino, sia sul piano curricolare che su quello culturale. Sullo sfondo, poi, stanno una serie di grandi questioni legate al faticoso avvio di una moderna vita scolastica nell’Italia unita: il problematico coordinamento fra ginnasi e licei, la composizione del corpo docente, che per decenni fu reclutato senza tener conto di tutti i requisiti richiesti per l’accesso all’insegnamento, il rapporto con l’università e la formazione degli insegnanti.

Mauro Moretti