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Paul Corner (a cura di) – Popular Opinion in Totalitarian Regimes: Fascism, Nazism, Communism – 2009

Paul Corner (a cura di)
Oxford-New York, Oxford University Press, 256 pp., £ 55,00

Anno di pubblicazione: 2009

Comparare per darsi più strumenti di comprensione della storia e non per creare delle graduatorie in cui il male e il bene, il simile e il dissimile diventano elementi di un discorso pubblico semplificatorio. Questo è sicuramente uno degli importanti risultati del volume curato da Paul Corner sull’«opinione popolare» nei regimi totalitari. Un risultato che può forse fare riconciliare con il termine «totalitario» anche i più scettici.Il libro raccoglie le riflessioni, metodologiche e storiografiche, su quello che una volta si sarebbe chiamato «consenso» al regime nazista e a quello sovietico (ma c’è anche un articolo sul fascismo in Italia e saggi sulla Repubblica popolare di Polonia e la Germania dell’Est) di Sheila Fitzpatrick, Ian Kershaw, Jochen Hellbeck, Jan Plamper, Otto Dov Kulka, Jill Stephenson, Marcin Kula, Martin Sabrow, Mary Fulbrook e Thomas Linderberger, oltre che del curatore. Questi aa. analizzano le forme di espressione del sostegno e del dissenso verso i regimi dittatoriali tra le due guerre da parte delle popolazioni civili ed esaminano inoltre la memoria di queste stesse popolazioni all’indomani della caduta dei regimi. In questi saggi, gli aa. riflettono anche sulle fonti disponibili per questo tipo di analisi, oltre che sui modi e le forme di una critica delle stesse. Si tratta quindi di un volume che si può leggere a più livelli e con competenze specifiche diverse.I saggi si interrogano sull’esistenza o la mancanza della possibilità di un’opinione pubblica popolare dentro un regime dittatoriale e totalitario, inducendo gli aa. a interrogarsi, talvolta anche a partire da posizioni molto diverse, sul come uscire dalle opposizioni binarie che hanno visto fronteggiarsi fautori del consenso e del dissenso, dell’omologazione e della resistenza, attraverso documenti che sono, per loro natura, fortemente impregnati della cultura che li aveva creati, e che quindi rispondono più ad esigenze di controllo e di ordine, che di approfondita comprensione dei sentimenti e delle posizioni della popolazione civile. I saggi sono per lo più l’esito di lunghi percorsi di ricerca e di riflessione e permettono di apprezzare lo stato della storiografia su questi paesi: questa discussione permette inoltre di cogliere le differenze tra i diversi regimi (e tra le diverse storiografie) intorno all’opinione popolare, offrendo la possibilità di ampliare gli steccati disciplinari, e sembra aprire anche strade per ulteriori indagini sui regimi in questione. Per un pubblico che si interessi del regime fascista italiano, questo volume permette inoltre di apprezzare quanto spazio ci sia ancora, al di fuori dai facili schematismi, per studi e interpretazioni sulla partecipazione e il dissenso in Italia. Il saggio di Paul Corner, l’unico dedicato alla penisola, evidenzia le lacune della storiografia sul fascismo italiano e indica alcune nuove strade in un campo di ricerca che appare in gran parte ancora da dissodare.Il risultato complessivo del volume è rinfrancante, perché offre la possibilità di interrogare i diversi casi incrociando le domande, gli strumenti e le metodologie di ricerca prodotte dalle varie storiografie nazionali.

Giulia Albanese