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Paul H. Lewis – Latin fascist elites. The Mussolini, Franco, and Salazar regimes – 2003

Paul H. Lewis
Westport, Praeger, 2002, pp. 256, $ 77,95

Anno di pubblicazione: 2003

È noto che la storia comparativa presenta delle particolari difficoltà rispetto a un’indagine riguardante un solo ambito nazionale. Per un verso perché deve misurarsi con sfasature e differenze di contesto tra gli oggetti della comparazione, per l’altro perché per farvi fronte presuppone in chi in tale impresa si cimenti un bagaglio di cognizioni molto ampio e, preliminarmente, una sufficiente padronanza delle lingue che gli consenta di utilizzare ricerche e saggi prodotti nei paesi messi a confronto. Lewis ha ritenuto invece superfluo disporre di quest’ultimo strumento e ha quindi fondato la sua analisi esclusivamente su fonti secondarie in lingua inglese. Il suo studio sulle élites dei paesi fascisti latini prescinde quindi, per quanto riguarda l’Italia, dalla conoscenza di tutto quanto scritto da R. De Felice e da tanti altri autori italiani che all’argomento si sono dedicati. Lo stesso avviene per quanto riguarda le opere di molti storici spagnoli che alla conoscenza del regime franchista hanno dato un importante apporto, e analogo discorso si può fare riguardo alla letteratura da lui utilizzata a proposito del salazarismo.
Il risultato non può che essere povero. E in verità non è neppure realmente comparativo. Poiché i casi sono giustapposti e trattati concedendo a ciascuno lo stesso spazio ? circa 50 pagine ? e numero di capitoli, mentre essendo quello italiano il fascismo prototipico su cui gli altri due regimi si sono modellati, più o meno fedelmente, avrebbe dovuto ricevere la maggiore attenzione, in virtù anche del fatto che su di esso è stato prodotto il più ampio contributo di studi. Ma in realtà l’intento comparativo dell’autore è assai meno ambizioso di quello indicato dal titolo, poiché per élite egli intende solo i membri dei governi e i segretari dei partiti unici dei regimi confrontati, su cui dispone di modeste notizie biografiche e dati estrinseci quali l’età in cui pervennero per la prima volta alla carica e il tempo di permanenza in essa.
Viste queste premesse, al momento di trarre le conclusioni Lewis non può evitare di pervenire ad alcune schematizzazioni incluse in una cornice di ovvietà: i tre regimi, accomunati dal fatto che in essi ?le élites tradizionali continuarono a godere dei loro privilegi mentre operai e contadini furono irreggimentati dai sindacati controllati dal governo?, si differenziarono per il fatto che i tre dittatori ? Mussolini, il politico, Franco, il militare, Salazar, il tecnico ? privilegiarono nella scelta del loro personale di governo gli uomini che avevano le loro stesse caratteristiche. Solo Franco appare più equilibrato, ma questo è soprattutto un risultato statistico derivato dal fatto che nella fase finale della sua dittatura rinunciò alla massiccia presenza di militari nel governo che la aveva contraddistinta nel suo primo ventennio. Tracciare sulla base di qualche altra differenza ? il maggiore turn over del personale franchista ? e di scontate somiglianze, come, ad esempio, le fortune della grande maggioranza degli ex ministri in cariche pubbliche e imprenditoriali, un profilo del ?fascismo latino? ? ma è una categoria con qualche valore conoscitivo? ? e delle sue élites è una pretesa che Lewis enuncia ma a cui nemmeno lui crede veramente.

Gabriele Ranzato