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Pellegrino Nazzaro – Fascist and Anti-Fascist Propaganda in America: the Dispatches of Italian Ambassador Gelasio Caetani – 2008

Pellegrino Nazzaro
Youngstown-New York, Cambria Press, 257 pp., £ 61,95

Anno di pubblicazione: 2008

Diversamente da quanto suggerisce il sottotitolo, questa ricerca va oltre lo studio della corrispondenza dell’ambasciatore Caetani e offre un’ampia panoramica dell’impatto del fascismo sulle comunità italiane negli Stati Uniti e sull’opinione pubblica americana, attaverso l’intreccio di fonti diplomatiche e della stampa nei diversi Stati. Mentre l’introduzione rimane generica (con osservazioni sull’imparzialità del lavoro di storico e un excursus dei convegni a cui l’a. ha presentato il suo lavoro), la storia che segue è ricca di spunti interessanti. La vicenda inizia nel 1921, con l’immagine di masse di emigranti italiani bloccati nei porti di Filadelfia e New York perché sospetti di esser portatori di peste e tifo. Contemporaneamente, il governo americano approvava l’Immigration Quota Act, il cui impatto economico sull’Italia e sociale sugli italo-americani sono ben evidenziati dall’a. L’analisi della situazione italiana è però caratterizzata da generalizzazioni, con un’interpretazione solo economica delle origini del fascismo, e l’immagine di un presupposto «carattere peculiare del popolo italiano», con le masse in cerca «di utopie ad ogni angolo» (p. 23). Il panorama del dopoguerra (crisi economica, disoccupazione e squilibrio tra le classi) non era inoltre tipico solo dell’Italia. Il libro è più convincente quando tratta la situazione americana, anche se non è che sia stato «detto poco sul ruolo degli italoamericani e la loro reazione al fascismo negli Stati Uniti» (p. 40), basti pensare, fra gli altri, alle molte pubblicazioni di Luconi. Come aveva notato Salvemini, per la maggioranza degli italo-americani il fascismo rappresentò una ritrovata identità nazionale e funzionò come antidoto contro il pregiudizio xenofobo. Le iniziative del primo fascismo negli Stati Uniti si limitavano a promuovere iniziative culturali, sportive e filantropiche. Come suggeriva Caetani a Mussolini, bisognava trattenersi dall’organizzare propaganda politica, per evitare contrasti con le autorità e non incrinare i rapporti fra i due paesi. Nazzaro spiega attraverso una meticolosa analisi dei giornali americani la reazione al delitto Matteotti, che rafforzò Mussolini, dipinto nella maggioranza della stampa come estraneo ai fatti e lodato nella difficile opera di pacificare l’Italia. L’affare Matteotti divise la comunità anglo-italiana tra pro-fascisti e antifascisti, identificati come socialisti. Per gli americani, erano meglio i primi, tanto che «gli anni 1924-1925 videro la Waterloo dell’antifascismo italo-americano» (p. 66). Nazzaro fornisce una mappa delle varie formazioni fasciste e antifasciste negli Stati Uniti: l’appoggio della classe dirigente americana a Mussolini provocò una forte reazione delle Camere del lavoro e delle varie associazioni internazionaliste e socialiste già a metà degli anni ’20. L’atteggiamento del governo americano rimase favorevole all’Italia anche durante l’aggressione all’Etiopia, mentre le proteste coinvolsero non solo gli antifasciti italiani ma anche parte dell’opinione pubblica americana.

Claudia Baldoli