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Per la pace sociale. L’Istituto internazionale per le classi medie nel primo Novecento

Elisabetta Caroppo
Galatina, Congedo Editore, 212 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2013

Un nuovo tassello si aggiunge nella ricostruzione della mappa degli organismi internazionali sorti tra metà ’800 e inizio ’900 per affrontare i problemi prodotti dalla rapida trasformazione delle società europee. In questo arco temporale le spinte hanno natura diversa: da esigenze cognitive ispirate all’ottimismo positivistico nei confronti dell’automatismo del conoscere per ben fare, si passa all’istituzione di organi rappresentativi di interessi, capaci di sostenere strategie politiche. Primo merito di questo lavoro sta nell’aver collazionato fonti sparse qua e là, in assenza dell’archivio dell’Istituto, integrandole con ogni possibile materiale pertinente, e nell’aver portato alla ribalta esponenti di un ceto direttivo per lo più ignoti. Per l’Italia, ad esempio, ben poco si sapeva di Vincenzo Magaldi, grand commis pubblico, che seguì l’iniziativa in veste ufficiale fin dalla sua costituzione nel 1903 e che fu presidente dell’Istituto dal 1926 al 1928.
A scandire la storia dell’Istituto, segnandone le trasformazioni, sono soprattutto i congressi internazionali che si tennero a cadenza ravvicinata prima e dopo la guerra. I problemi affrontati nella ricerca sono molteplici: dall’evoluzione del concetto di classi medie e del loro compito nella società, alla conferma di un ruolo privilegiato riservato al Belgio come sede di istituzioni internazionali, all’incidenza culturale e politica della saldatura tra il pensiero di Le Play, il Verein für Socialpolitik e gli orientamenti del cattolicesimo sociale. L’Italia partecipa al movimento di promozione delle classi medie prima influenzandone le matrici culturali soprattutto con il cooperativismo e il credito popolare propagandati da Luigi Luzzatti, poi con l’opera svolta da Magaldi in seno all’Istituto, sempre comunque con il favore mostrato verso strumenti di crescita sociale, come l’istruzione professionale, anziché verso forme di tutela per classi privilegiate. Con il fascismo si esaurisce la spinta alla partecipazione italiana alle organizzazioni internazionali, mentre durante gli anni ’30 i rigurgiti dei nazionalismi ostacolano ogni iniziativa dell’Istituto.
Il tema più importante messo a fuoco dall’a. è l’evoluzione del concetto di classi medie. Per la creazione del movimento è fondamentale l’acquisizione di fine ’800 che ad esse corrisponda un gruppo sociale identificabile con la piccola borghesia, a rischio di sopravvivenza a causa degli effetti della crescita industriale e pertanto da tutelare per il ruolo di riequilibrio sociale esercitato. Il concetto, come bene viene illustrato, risulta però variegato, perché può contemplare o meno professioni, pubblico impiego, neocostituiti ordini professionali; l’Istituto può così anche porsi come contraltare della Seconda Internazionale. Tutto cambia dopo la guerra, quando cade in disuso l’espressione piccola borghesia e alle classi medie si assegna un vero e proprio ruolo politico, individuando in esse un potenziale blocco di sostegno alle maggioranze politiche e parlamentari.

Dora Marucco