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Per una storia dell’asilo nido in Europa tra Otto e Novecento

Dorena Caroli
Milano, FrancoAngeli, 380 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2014

Se la storia delle istituzioni per la prima infanzia è stata oggetto di molte ricerche, nazionali e internazionali, lo stesso non può dirsi per la vicenda degli asili nido. Il pioneristico studio di Dorena Caroli inizia a colmare questa lacuna affrontando il tema con uno sguardo transnazionale. L’approccio scelto è originale: l’a. si propone di verificare, attraverso un tipico caso di «migrazione istituzionale», come i primi asili nido sorti in Francia (crèches) intorno alla metà dell’800 abbiano trovato accoglimento nel resto dell’Europa. Ne affiora un quadro molto complesso che ben lascia emergere i tratti di specificità che le crèches hanno assunto nelle diverse realtà nazionali. Tuttavia, ovunque migrati, questi istituti restano per lo più strumenti di politica demografica e di igiene sociale, gradualmente attratti nell’orbita della pubblica assistenza e attenti alla lotta alla mortalità infantile e alla pratica dell’abbandono. A ragione di ciò la nascita e l’affermazione delle crèches in Francia, la diffusione delle day nurseries in Inghilterra, delle Krippen in Germania e degli jasli nella Russia zarista e sovietica costituiscono, in quest’ordine, i temi analizzati nei primi quattro capitoli del volume. Gli ultimi due capitoli sono dedicati all’esperienza italiana, che recepisce le crèches sotto forma di ricoveri e asili per lattanti o presepi, e prestano particolare attenzione al vivace dibattito che questi temi suscitarono in ambito medico e scientifico. Gli anni a cavallo tra ’800 e ’900 segnano, infatti, il passaggio a favore di un’assistenza neonatale sempre più specialistica e mirata. Il protagonismo dei medici italiani è indubbio, gli approcci e i metodi sperimentati sono molti e differenti, ma al centro resta l’idea che il neonato abbia diritto a una branca medica specifica. È a partire da questa convinzione che il medico napoletano Ernesto Cacace darà vita alla nipiologia, settore autonomo della pediatria, che si occupava specificamente delle problematiche integrali – biologiche, psicologiche, antropologiche, cliniche, igieniche, giuridiche, storiche, sociologiche, pedagogiche – della primissima infanzia (0-1 anno). Una formazione medica specifica non era l’unica a essere promossa, si rese altrettanto necessaria la professionalizzazione del personale – per lo più femminile – da impiegare in queste istituzioni. L’esperienza italiana, tuttavia, non poteva tener fuori dall’analisi la specificità degli asili nido dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia, che per circa un cinquantennio ha rappresentato l’ente pubblico italiano attento alle problematiche delle madri e dei bambini, e che, quando non eccessivamente strumentalizzato dal regime, rappresentò lo spazio ideale in cui provare molte delle teorie maturate negli ambienti medici già a partire dai primi anni del secolo.
Alla luce, dunque, dei numerosi snodi d’indagine che il tema degli asili nido può offrire appare condivisibile l’invito dell’a. alla necessità di «mettere in campo progetti di ricerca nazionali ed internazionali» (p. 18).

Domenica La Banca