Cerca

Per una storia delle nonne e dei nonni. Dall’Ottocento ai nostri giorni

Elena De Marchi, Claudia Alemani
Roma, Viella, 267 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il tema è d’attualità. I nonni sono diventati, come mostrano le indagini Istat del 2003 e 2008, una risorsa preziosa nell’organizzazione della vita familiare delle coppie con figli in Italia, e la centralità dei nonni come caregivers dei nipoti è stata riconosciuta con l’istituzione, nel 2005, della Festa dei nonni (2 ottobre). Sulla scia di una storiografia che ha iniziato solo di recente (dopo la sociologia) a indagare le relazioni nonni/nipoti in prospettiva storica – ricordata nell’introduzione e nella ricca bibliografia – il libro si presenta come un portolano di possibili direzioni di ricerca (e delle fonti utilizzabili) sulla società italiana tra fine ’700 e ’900. I sette capitoli del volume costituiscono altrettanti punti di osservazione: dalle rappresentazioni dei nonni nella memoria di alcuni autori di autobiografie novecentesche, alle corrispondenze di alcuni celebri nipoti con nonni e nonne (Leopardi, Cavour, Bonghi); dai modelli di comportamento messi in circolo dalla letteratura dei galatei, ad alcune immagini di nonni e nonne nella letteratura otto- novecentesca. E altro.
L’indagine è largamente ispirata dall’Histoire des grands parents – uscita in Francia nel 2001 – di Vincent Gourdon, debitamente ricordato. Delle 500 pagine dedicate da Gourdon al tema si riprende l’ipotesi di fondo – sfatare o quantomeno articolare la tesi che idealizzazione e ruolo speciale dei nonni nelle famiglie sia un dato legato alla contem- poraneità – e l’ispirazione per molti spunti analitici, in modo, va detto, più suggestivo che metodologicamente puntuale. Gourdon partiva infatti da una base di demografia storica solidissima e da un’unitarietà delle fonti (un centinaio di autobiografie pubblicate in Francia nell’800) per mostrare la trasformazione del rapporto nonni-nipoti da legame genealogico, povero di suggestioni, in relazione affettiva, indulgente, in alcuni casi com- plice.
Rispetto al più compatto modello ispiratore sul piano delle fonti, il libro si pre- senta come un’indagine in progress, che affianca codici espressivi diversi, più rapsodica nell’ossatura documentaria ma non priva di spunti sulla complessità delle funzioni svolte dai nonni nelle società del passato. Come avviene quando si accostano esempi e autori vari, il lettore si chiede il perché della selezione. Inutile dire che alcuni esempi sono più felici di altri (brillano i ritratti dedicati ai nonni da Carlo Dossi nelle Note azzurre) o più felicemente narrati, mentre altri sembrano essere lì per far numero. Speciale attenzione è rivolta alla simbologia del genere, alla rappresentazione quindi differenziata del nonno e della nonna nella memoria dei nipoti e nei modelli ideali. Non mancano, infine, intelli- genti ed embrionali note sull’evoluzione della rappresentazione dei nonni. Nel mostrare l’utilità – anche per la società italiana – di uno sguardo più consapevole sul passato, il libro è un punto di partenza, un portolano appunto di future navigazioni. Il rischio pri- mo, per chi legge, è una certa bulimia di superficie e di alcune ripetizioni a scapito dello scavo interpretativo.

Marina D’Amelia