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Pier Francesco Asso, Sebastiano Nerozzi – Storia dell’ABI: l’Associazione Bancaria Italiana, 1944-1972 – 2006

Pier Francesco Asso, Sebastiano Nerozzi
Roma, Bancaria, X-599 pp., euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2006

Le storie di istituzioni sono ? malgrado la fortuna piuttosto recente della teoria istituzionalista ? diventate un po’ fuori moda tra economisti, storici e storici economici. La storia dell’ABI dal 1944 al 1972, presentataci in questo corposo volume, dimostra invece che uno studio come questo ci può insegnare molto di più sulle relazioni tra il settore bancario e lo Stato, tra banche e banca centrale, sui rapporti interbancari e sulle strategie di singoli banchieri di tante storie già scritte o da scrivere su banche grandi e piccole. Per la loro ricerca gli autori hanno avuto a disposizione l’archivio dell’ABI ma hanno consultato anche fonti dell’archivio storico della Banca d’Italia e della Banca Commerciale Italiana. Il volume si chiude poi con un’appendice di 27 lettere scambiate tra i rappresentanti dell’ABI e il mondo bancario e politico. Il libro racconta in modo molto efficace gli inizi molto provvisori dell’ABI nel 1944-45 quando si chiamava Ufficio Interbancario. Seguono la descrizione delle lotte e delle discussioni dei primi anni del dopoguerra quando le due più importanti banche di interesse nazionale, Comit e Credit, rifiutarono di far parte dell’Associazione e quando un personaggio di primissimo piano come Raffaele Mattioli litigava col presidente dell’ABI Stefano Siglienti, pure suo amico di lunga data. Molto istruttivo per il ruolo dell’ABI come pressure group fu la posizione assunta all’interno della Commissione economica della Costituente, posizione che illustra bene la continuità del «pensiero bancario» dagli anni Trenta, e più precisamente dalla legge del 1936, a quelli della nascente Repubblica. Questa continuità doveva poi caratterizzare anche i decenni seguenti praticamente fino all’inizio degli anni ’90. La storia dei vari tentativi per introdurre uno strumento fondamentale di politica monetaria come la riserva obbligatoria e l’opposizione dell’ABI a quest’innovazione ci dicono molto sull’adattamento molto lento della politica monetaria statale e sul conservatorismo innato della maggioranza della «classe bancaria». Molto lento fu anche l’allontanamento dalle forme tradizionali di cartello interbancario che fissava condizioni e prezzi per la clientela. A questo proposito ci sembra particolarmente istruttivo il capitolo che parla del sistema bancario italiano fra razionalizzazione e modernizzazione, soprattutto durante gli anni ’50.Arrivato alla fine di questo importante volume, il lettore noterà il giudizio pienamente condivisibile sul ruolo stabilizzatore e perciò piuttosto conservatore giocato dall’ABI durante gli anni ’50 e ’60, e questo malgrado le dichiarazioni ? spesso in perfetta sintonia con quelle della Banca d’Italia ? sulla necessità di aprire agli sviluppi internazionali e, prima di tutto, europei. Siccome tutto il ritardo in questa materia doveva poi essere recuperato dal settore bancario italiano durante i decenni seguenti, e soprattutto dopo il 1990, il giudizio dei due autori, che tendono a spiegare e anche a «perdonare» gli operatori dell’ABI, della banca centrale e delle singole banche, mi sembra a volte troppo mite, ma questa è quasi l’unica osservazione critica che si può avanzare nei confronti di questo bel volume.

Peter Hertner