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Pier Luigi Ballini (a cura di) – Costituente Costituzione: immagini della stampa toscana, Prefazione di Pietro Scoppola – 2000

Pier Luigi Ballini (a cura di)
Edizioni Polistampa, Firenze

Anno di pubblicazione: 2000

Il volume ha il merito di colmare vistose lacune documentarie. Nel saggio introduttivo Pier Luigi Ballini illustra i risultati di un’ampia ricerca sulla stampa di Firenze e delle altre province toscane, a partire dalle vicende della “Nazione del Popolo”, di cui recentemente ha curato un’antologia. Gli altri saggi, di varia lunghezza e valore, scandagliano ciascuno un’area politico-culturale, privilegiando il dibattito locale a volte a scapito di un confronto con la dimensione nazionale. Scrivendo della “terza forza” (l’area repubblicana e azionista) Cosimo Ceccuti dichiara fino dalla prima pagina di trascurare il centro “per privilegiare le posizioni assunte dalla periferia dei partiti” (p. 263). Nel saggio sui comunisti Giovanni Gozzini insiste invece sulla dialettica tra centro e periferia, mettendo a fuoco la scarsa penetrazione della cultura politica storicistica di derivazione crociana tra i comunisti toscani, l’adesione dei quali al mito dell’Unione Sovietica e di Stalin si dimostrò più tenace dell’offensiva culturale togliattiana, volta a inserire il Pci nel tessuto della simbologia nazionale. Ciò che invece il vertice e la base comunista condivisero fu la “lacuna eclatante” riguardo ai temi propri del diritto costituzionale e della riforma della pubblica amministrazione (p. 336). La scelta per la “democrazia sostanziale” da parte dei comunisti richiama – per un’analoga sottovalutazione della democrazia come processo formale – il “progetto di ricostruzione cristiana”, la cui complessa articolazione è illustrata da Rita Pasquini. Completano il volume i saggi di Donatella Cherubini sui socialisti, di Paolo Pusceddu sulle riviste politico-culturali e di Marco Pignotti sull’area liberale.
Il volume si inserisce in una tradizione civile e di studi la cui ambizione è stata per decenni di valorizzare Firenze e la Toscana come una periferia del tutto particolare nella fase che va dalla Resistenza alla Costituzione. Tra l’inerzia del Mezzogiorno, le involuzioni “partitocratiche” romane e il rischio di spaccature sociali irreparabili determinate dal duro conflitto di classe in corso nelle regioni del Nord, il ceto dirigente politico-culturale fiorentino e toscano pensò a se stesso come forza propulsiva di una rivoluzione antifascista capace di rompere con l’organizzazione statuale tradizionale senza che il conflitto tra i partiti e le classi sociali compromettesse la nascita della democrazia. Pur ridimensionata drasticamente nello scontro politico apertosi nel 1945, questa aspirazione è passata quasi intatta dai protagonisti di quella lontana stagione agli storici, i quali ne hanno scarsamente documentato – come dimostra anche questo volume – contraddizioni e debolezze. La prevalenza di un sentimento nostalgico per la Firenze del 1944-45, raffigurata come laboratorio del rinnovamento della politica e della cultura attraverso l’unità antifascista, continua ad oscurare le ragioni della marginalità del capoluogo toscano nei processi storici del secondo dopoguerra.

Luca Polese Remaggi