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Pier Luigi Ballini (a cura di) – I giuristi e la crisi dello Stato liberale (1918-1925) – 2005

Pier Luigi Ballini (a cura di)
Venezia, Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, pp. 184, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2005

In che modo i giuristi affrontarono, proposero di risolvere e/o giudicarono la crisi dello Stato liberale nell’immediato dopoguerra? Il volume curato da Pier Luigi Ballini, che riporta le relazioni presentate alla Sesta giornata di studio Luigi Luzzatti per la storia contemporanea (Venezia, 17 e 18 novembre 2000), si propone di rispondere a questa domanda, attraverso l’intervento di alcuni importanti storici delle istituzioni e del diritto nell’età contemporanea.
Il volume si apre con un denso saggio di Paolo Pombeni nel quale viene dimostrato il lungo periodo di incubazione e discussione della crisi dello Stato liberale in ambito giuridico. Pombeni critica il paradigma della prima guerra mondiale come momento di rottura degli equilibri politico-istituzionali europei e sottolinea invece quanto la crisi degli anni che vanno dalla fine dell’Ottocento fino a tutti i Venti del Novecento costituisca un momento di incubazione della democrazia e di trasformazione profonda del liberalismo. Rispetto a questo periodo, il fascismo non costituisce certo una parentesi, ma in qualche modo una delle possibili vie d’uscita.
I successivi tre saggi affrontano, in maniera generale, alcuni degli elementi costitutivi e fondamentali di crisi dello Stato liberale, quale il dibattito intorno al rapporto tra partiti e Stato (Mario D’Addio); il susseguirsi delle teorie della rappresentanza dalla proporzionale al plebiscito (Nicola Antonetti) e il rapporto tra monarchia e parlamento nella giuspubblicistica del primo dopoguerra (Fulco Lanchester). Sono nodi fondamentali, questi, del farsi e disfarsi di un parlamentarismo liberale che potrebbe avviare una fase di democratizzazione, ma che invece rimane bloccato anche per l’incapacità dei giuristi di leggere positivamente il ruolo dei partiti in un sistema parlamentare. I successivi saggi che affrontano invece il ruolo svolto da alcune personalità di rilievo nel dibattito ? in particolare da una parte il pensiero e l’opera di Santi Romano (Alberto Romano) e dall’altra le riflessioni e le azioni politiche di Orlando e Mosca (Maurizio Fioravanti) ? sono un fondamentale approfondimento a questa prospettiva. È il saggio di Fioravanti quello che giunge a mostrare più a fondo le contraddizioni di un sistema liberale che è in un momento di stallo talmente radicale da non accorgersi che le soluzioni proposte in ambito fascista, lungi dal risolvere in senso liberale la crisi del sistema costituzionale liberale, mirano invece a stravolgerlo nei suoi elementi essenziali.
In conclusione, un saggio di Veneruso sul rapporto tra sistema statutario e regime fascista appare dimostrare la contraddizione tra l’attitudine formalistica delle teorie giuridiche relative al ruolo del sovrano nella fase di rottura del regime (25 luglio 1943) e l’effettiva diarchia tra i poteri esercitata ? pretendendo però l’irresponsabilità politica ? dal re nel corso del regime. Una contraddizione che, a nostro parere, evidenzia la frattura tra la teoria del diritto e la gestione pratica dei poteri in una fase tormentata della storia d’Italia.

Giulia Albanese