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Pier Luigi Ballini (a cura di) – Mario Scelba, contributi per una biografia – 2006

Pier Luigi Ballini (a cura di)
Soveria Mannelli, Rubbettino, 331 pp., euro 28,50

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume si inscrive nella recente stagione di studi biografici dedicata ad esponenti politici democristiani. I dieci saggi qui raccolti (Sindoni, D’Angelo, Craveri, Malgeri, Taverni, Tassani, Ballini, Canavero, Guasconi e Boiardi), tutti basati su fonti edite ed inedite, ricostruiscono la biografia di un democristiano scomodo, il «ministro di polizia» Mario Scelba: il legame con don Sturzo e la militanza nel Partito popolare, l’antifascismo, il posto di primo piano occupato a fianco diDe Gasperi nella costruzione della DC e nella fondazione della Repubblica. Poi, gli incarichi istituzionali (ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, ministro dell’Interno, capo del governo) e quindi l’impegno contro banditismo e mafia, le leggi elettorali amministrativa e regionale, la messa a punto di una efficiente organizzazione di controllo dell’ordine pubblico, la soluzione della questione di Trieste, lo sforzo di rendere l’Italia un alleato ascoltato dagli Stati Uniti. Infine, l’ultima parte del libro è dedicata all’impegno di Scelba in ambito europeo, come membro e poi presidente del Parlamento, per la definizione di un’identità politica della Comunità Europea.Il volume si segnala per l’originalità dell’indagine e offre una chiave di lettura diversa da quella che vuole Scelba «braccio armato» del «regime democristiano», mostrando come la sua azione fu sempre volta a tutelare la legalità repubblicana, con eguale fermezza verso le sinistre e verso le destre. I saggi offrono diversi spunti per riflettere su alcuni passaggi cruciali della storia repubblicana nella fase del centrismo. Fra questi, decisivo, quello sull’ordine pubblico all’indomani della seconda guerra mondiale.. La sua gestione, dopo l’esclusione delle sinistre nel 1947, sembrò coincidere con la questione comunista e sindacale, ma, in realtà, Scelba comprese quanto fosse insidioso il tentativo di destabilizzazione operato dalla destra missina e monarchica, dato il favore di cui godeva in parte del mondo cattolico ed ecclesiastico, tra i ceti borghesi e in seno alla stessa Democrazia cristiana. Come ministro degli Interni, affrontò gli anni decisivi per la stabilizzazione della democrazia in Italia con una fermezza che fu all’origine di quel (pre)giudizio che identifica lo «scelbismo» con il tentativo della DC di mantenersi al governo grazie ad un uso reazionario del potere (e della forza). Gli autori non mancano di sottolineare come il sistema repressivo instaurato dal ministro degli Interni fosse fortemente limitativo delle libertà costituzionali. Ma la tesi del volume è che proprio questa fermezza consentì all’Italia di superare una fase critica per la tenuta delle istituzioni democratiche. Come uomo di partito Scelba già negli anni Settanta denuncia l’immobilismo della DC e lo strapotere delle correnti. E anche se saranno proprio le correnti a decretare la sconfitta elettorale di questo padre nobile della Democrazia cristiana sembrano un po’ affrettate le conclusioni del saggio finale: «Era stato, per giudizio comune, un uomo forte e leale; non era illogico che, a rimuoverlo dai suoi incarichi, fosse stata una congiura di uomini deboli e sleali, uomini di cui resterà, a differenza di lui, alcuna memoria, se non da accantonare» (pp. 429).

Monica Campagnoli