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Pierluigi Ciocca e Gianni Toniolo (a cura di) – Storia economica d’Italia, 1. Interpretazioni ; Stefano Battilossi, 2. Annali, Roma-Milano-Bari, Cariplo-Laterza – 1999

Pierluigi Ciocca e Gianni Toniolo (a cura di)
£ 35.000, pp. XIX-419

Anno di pubblicazione: 1999

Pierluigi Ciocca, vice direttore generale della Banca d’Italia, ama ripetere che la situazione economica del paese, pur avendo ancora molti problemi da risolvere, è più positiva di quanto si dica nell’establishment politico-economico italiano. Questa valutazione la ritroviamo quando firma con Gianni Toniolo un progetto di ampio respiro, una storia economica d’Italia che contribuirà a riaprire la discussione sul caso italiano. Viene da domandarsi se si tratti solo di una sfida intellettuale rivolta a storici ed economisti o anche di un’operazione politico-culturale, come potrebbero far pensare alcuni studi apparsi negli ultimissimi anni ad opera di alti funzionari della Banca d’Italia, facenti capo specialmente all’Ufficio Studi, notoriamente uno dei più raffinati think tank del paese. Non è questo, però, il caso dei primi due volumi fin’ora apparsi. I curatori si sono rivolti ad alcuni tra i più noti studiosi di storia economica italiana, scegliendoli tra coloro che, per inclinazione scientifico-culturale e per interessi di studio, hanno prediletto la longue durée (Piero Bevilacqua, Luciano Cafagna, Stefano Fenoaltea, Paolo Malanima, Giuseppe Galasso), ai quali hanno aggiunto un politologo anch’egli a suo agio con le tematiche di lungo periodo della modernizzazione (Umberto Cerroni) e due studiosi stranieri (John A. Davis e Charles S. Maier) che hanno a lungo frequentato la storia italiana del XIX e del XX secolo.
Il risultato è un volume che ripercorre la storia economica italiana, e i dibattiti che essa ha suscitato, dalla fine del Medioevo ad oggi in maniera originale, talvolta iconoclastica, sempre però con l’obiettivo di riaprire il dibattito tra gli studiosi arricchendolo di nuovi stimoli. Basti pensare che sono posti in discussione temi come il rapporto tra le fasi di egemonia della penisola e le successive epoche di decadenza; l’utilità di ricorrere al modello inglese nell’analisi dell’industrializzazione – una questione che, se declinata in termini di dualismo economico, rimette in causa l’immagine di un Meridione al costante inseguimento del resto del paese; il rapporto tra economia e politica (e tra storici ed economisti) nel cinquantennio repubblicano. Non esente da qualche clamoroso infortunio (p. 253), il volume ha forse un unico difetto, quello di non avere apprezzato nella misura che merita il vasto lavoro che da quasi una ventina d’anni porta avanti la storia d’impresa, dalla quale sono venute le acquisizioni più innovatrici specialmente sulla storia economica dell’Italia post-unitaria. Difetto che viene completamente meno nel secondo volume di un progetto che ne prevede quattro in tutto, denominato Annali, a firma di Battilossi, che nel suo presentarsi come uno strumento di consultazione critica associa assai bene la cura cronologica e la sintesi espositiva ai contenuti informativi ed interpretativi più aggiornati.

Luciano Segreto