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Pierluigi Ciocca – Ricchi per sempre? Una storia economica d’Italia (1796-2005) – 2007

Pierluigi Ciocca
Torino, Bollati Boringhieri, 388 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2007

Pierluigi Ciocca, economista di vaglio, già personalità di spicco della Banca d’Italia, di cui è stato supervisore dell’Ufficio studi e da ultimo vicedirettore generale, ha sempre mostrato uno speciale interesse per la storia economica. Tale interesse si era già concretizzato non solo nella rifondazione e nel coordinamento scientifico dell’autorevole «Rivista di Storia Economica» (creatura prediletta di Luigi Einaudi) e nel decisivo contributo dato all’Ufficio ricerche storiche della Banca d’Italia, ma anche in numerosi importanti lavori a stampa. Questo lavoro viene a coronare una prestigiosa carriera scientifica e ne rappresenta, per molti versi, la sintesi matura: certamente non tanto e non solo un textbook, bensì, come evidenzia lo stesso sottotitolo, «una» rilettura originale della storia economica del paese. Esso infatti mentre si avvale in modo compiuto ed efficace dello straordinario materiale – documenti, statistiche, ricerche – prodotto negli ultimi decenni dal suddetto Ufficio studi, fornisce anche nuovi importanti spunti interpretativi. A partire del termine a quo: non l’unità d’Italia, e nemmeno la settecentesca età delle riforme, ma quel 1796, inizio della dominazione francese che, con i Codici napoleonici, aprirà la strada «a un moderno ordinamento di diritto privato dell’economia» (p. 33). Viene da chiedersi quanto questa scelta sia in sottile polemica con gli odierni guru del pensiero unico che spiegano la maggior efficienza del modello economico americano, rispetto a quello europeo, anche in termini di minor efficacia della civil law di origine napoleonica rispetto alla common law anglosassone (E.L. Gleaser, A. Shleifer, Legal Origins, in «Quarterly Journal of Economics», 2002, 117, n. 4). Ugualmente controcorrente – almeno secondo gli standard odierni – appare la caratterizzazione delle due fasi più felici dello sviluppo del paese, l’età giolittiana, prima, e gli anni del boom e del miracolo economico, poi: una felice combinazione di «più stato» e «più mercato» che vide efficaci azioni di politica economica, competizione fra aziende pubbliche private e libera dialettica fra imprese e lavoratori. Del resto proprio la congenita riluttanza alla competizione ha rappresentato per Ciocca la maggior debolezza del capitalismo italiano, una riluttanza riemersa in modo preoccupante negli ultimi decenni, tanto da render attuale come non mai l’interrogativo posto nel titolo del volume.In conclusione un libro importante, che certamente mancava nella storiografia economica italiana. Esso tuttavia non lascia completamente appagati. Se la narrazione procede spedita ed avvincente fino al miracolo economico con un equilibrato dosaggio di aspetti macro e microeconomici, dagli anni ’60 l’enfasi si sposta soprattutto sull’analisi dei grandi macroaggregati, lasciando in secondo piano gli attori principali, imprese e capitani d’industria, distretti, forza-lavoro, amministratori. Con una vistosa – ma comprensibile – eccezione, la Banca d’Italia, che per Ciocca ha surrogato le carenze della politica economica ed ha avuto un ruolo decisivo nel salvaguardare il sistema paese.

Pier Angelo Toninelli