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Piero Brunello, Pia Vivarelli (a cura di) – Carlo Levi. Gli anni fiorentini 1941-1945 – 2003

Piero Brunello, Pia Vivarelli (a cura di)
Premessa di Giovanni Levi, Roma, Donzelli, pp. 319, euro 32,00

Anno di pubblicazione: 2003

Promosso dal Comitato nazionale per le celebrazioni della nascita di Carlo Levi, questo volume dedicato agli anni fiorentini di Carlo Levi (1941-45), sulla scorta di differenti tipologie documentali (lettere, appunti, note manoscritte, quadri, schizzi) è molte cose: una raccolta di dipinti, di analisi di documenti, di ricostruzioni di ambiente.
Una raccolta di dipinti, prima di tutto. Ovvero di opere pittoriche di un periodo che, come sottolinea Pia Vivarelli nel suo intervento, è caratterizzato da un nuova visione del ritratto non più segnato dalla visionarietà, bensì concentrato sul tratto dello scavo dell’esperienza, un segno grafico che si accompagna ai tratti forti e tragici contrassegnati da agnelli sacrificati, capretti offerti in olocausto, un ritratto di vittime sacrificali che certamente il clima di guerra sollecita. Poi un percorso introspettivo attraverso le lettere ricevute da Carlo Levi tra il 1941 e il 1945, conservate presso la famiglia del pittore Giovanni Colacicchi, uno spaccato concreto della società culturale fiorentina tra guerra e Resistenza in cui si incontrano personalità fondamentali della nuova Italia in formazione: da Raffaello Ramat a Piero Calamandrei, da Carlo Cassola a Enriques Agnoletti a Carlo Ragghianti.
Quindi le vicende dell’antifascismo fiorentino, del Partito d’Azione e, soprattutto della «Nazione del Popolo» il quotidiano che Levi si trova a dirigere con molta inesperienza e con molto entusiasmo tra il 1944 e il 1945 in cui convergono i temi della ricostruzione locale, ma anche quelli della riflessione generale (le pagine che Filippo Benfante dedica al dibattito sulla scuola e sul tema dell’educazione sono di estremo interesse, pur se brevi nell’economia del suo testo volto a una ricostruzione generale degli anni fiorentini di Carlo Levi); la questione dell’autonomia regionale (un tema che poi significativamente Levi concentrerà nelle pagine finali di Cristo si è fermato a Eboli e che esprime rotture e continuità con il periodo dell’apprendistato giovanile torinese intorno alle riviste gobettiane, come sottolinea Piero Brunello); la riforma del sistema di relazioni internazionali; la riscoperta di uno spazio ampio di discussione culturale.
Un ambiente culturale ? quello di Firenze tra il 1944 e il 1945 ? che vede lo sviluppo del primo scenario di discussione culturale e politica già proiettato nel dopoguerra e che in questi mesi vede nascere «Belfagor» e «Il Ponte» due riviste che segnano il dibattito culturale del secondo dopoguerra. 
Infine, le vicende della riflessione tra Paura della libertà, Cristo si è fermato a Eboli e la percezione del clima de L’orologio (un trittico che è anche la sintesi di una lunga stagione di riflessione pubblico-privata individuata con precisione da Luisa Mangoni nel suo saggio dedicato ai rapporti tra Carlo Levi e Giulio Einaudi editore). In breve un insieme di questioni e di temi che rendono l’analisi e lo scavo intorno agli anni fiorentini non più un episodio marginale e occasionale della vita interiore di Carlo Levi, ma probabilmente una sintesi significativa di molti percorsi ne fanno una delle matrici generative fondamentali per comprendere la sua maturità culturale ed artistica nel secondo dopoguerra.

David Bidussa