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Piero Craveri – La democrazia incompiuta. Figure del ?900 italiano – 2002

Piero Craveri
Venezia, Marsilio, pp. 359, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume presenta dieci saggi pubblicati tra il 1984 e il 2002. L’undicesimo, inedito, è proposto a mo’ di Introduzione. La storia politica italiana ruota per Craveri intorno a due crisi ? il 1919 e il 1992 ? provocate dal passaggio dal liberalismo classico alla ?democrazia liberale? l’una, dal ?processo di internazionalizzazione dell’economia? l’altra. In entrambe, l’incapacità di adeguamento al nuovo riguarda sia governo che opposizione (p. 12). Nel profondo, le crisi indicano i limiti di meccanismi di integrazione politica destinati ? quando funzionano ? a tradursi in una convergenza al centro che esclude l’alternanza: nel trasformismo di Cavour, Depretis o Giolitti, ovvero nella Repubblica dei partiti e nelle sue prospettive consociative. In particolare, la proposta del compromesso storico si mostrò irrealizzabile, per l’inaffidabilità democratica dei comunisti, e perché fu avanzata quando le identità sociali fordiste da essa presupposte andavano fuori corso (p. 52). Da questa logica uscì Craxi, col suo vigoroso anticomunismo, con una spinta rinnovatrice al passo coi tempi ma destinata a esaurirsi in un tatticismo senza grandi prospettive. Seguì la crisi della prima Repubblica, e finalmente l’alternanza sancita dalle elezioni del 2001: possibilità per la democrazia di farsi alfine ?compiuta?, come l’autore sembra ritenere. Ma Craveri non tratta ex professo del berlusconismo, come d’altronde del fascismo.
Le figure cui fa riferimento il titolo sono quelle di politici italiani di età repubblicana (Sturzo, De Nicola, De Gasperi, La Malfa, Berlinguer), di sindacalisti di organizzazioni sia imprenditoriali che operaie (Costa, Carli, Di Vittorio, Lama), di un tecnocrate come Giordano. Come spesso accade, i saggi raccolti in volume sono diseguali. Particolarmente, c’è uno squilibrio tra gli approfondimenti monografici e le suggestioni del saggio introduttivo. Lo scritto che più si pone nella direzione generale è quello su L’ultimo Berlinguer e la questione socialista, in cui emerge l’antipatia dell’autore per il moralismo dei comunisti, per la loro ?nozione sostanzialmente non laica della politica?; donde gli appelli al ?rigore rivoluzionario?, alla ?vigilanza stalinista?, addirittura ?talebana? contro il craxismo (pp. 300, 307 e 320). Il contributo è interessante, per quanto unilaterale. L’atteggiamento di seriosa ?fermezza? dei comunisti sul caso Moro, ad esempio, può a piacere essere detto moralista o caratterizzato come senso dello Stato, ma va comunque contrapposto alla disinvoltura con cui Craxi cercava un proprio spazio politico. D’altronde, tra le anomalie della democrazia italiana cui si fa riferimento, stupisce non venga riportata col dovuto rilievo quella rappresentata dal leader di un piccolo partito incapace di ottenere il consenso ma nondimeno determinato a prendere la guida della nazione con approccio esplicitamente ?corsaro?.
In generale, Craveri si concentra sui protagonisti della politica, e si colloca all’interno dei linguaggi iniziatici della politica; dal punto di vista analitico resta sacrificato un tema che invece dal punto di vista interpretativo è ben presente all’autore (pp. 49-50 e passim), quello dei pezzi di società che nel sistema non trovano rappresentanza e che con la loro pressione lo fanno saltare.

Salvatore Lupo