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Piero Ignazi – Il potere dei partiti. La politica in Italia dagli anni Sessanta a oggi – 2002

Piero Ignazi
Roma-Bari, Laterza, pp. 235, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2002

Questo libro giunge a confermare una periodizzazione della vicenda dei partiti italiani che, ormai, può considerarsi classica. Esso individua negli anni Sessanta l’inizio di un rapporto problematico tra i partiti e l’evoluzione sociale del Paese. Nel 1978 e, più precisamente, nel tramonto della solidarietà nazionale, la fine effettiva della loro egemonia. Negli anni che vanno dal ’78 al ’92 il ?decennio lungo? sospeso tra vecchio e nuovo, senza che tale intreccio di continuità e rotture riesca a stabilizzare nuove soluzioni. Nel periodo che segue, e fino ad oggi, una stagione nella quale, a fronte di una persistenza delle regole istituzionali, è proprio il ricambio partitico a segnare una discontinuità fortissima nella storia d’Italia. E questa novità ? sostiene giustamente l’autore ? va interpretata come il prodotto di una lunga crisi, che elementi esogeni legati in particolare alla fine del comunismo, avrebbero reso non più controllabile. Lungo questa deriva, l’importanza del ruolo svolto da altri elementi endogeni, quali la Lega e la magistratura è, per forza di cose, ridimensionata.
Il libro di Ignazi ha molti meriti. Rafforza tesi già consolidate utilizzando una scrittura piana, che concede nulla a impressioni e fughe in avanti. Integra l’analisi storica con elementi di politologia senza appesantire l’ordito. Nell’affrontare i nodi degli anni più recenti, sa prendere distacco dalle polemiche contingenti, raffreddando materiali spesso incandescenti. L’autore, in questo sforzo, si espone, semmai, al rischio opposto. L’esigenza di distacco lo porta, a volte, a sottostimare alcuni avvenimenti che hanno segnato in profondità la transizione ancora in atto. E’ questo il caso, ad esempio, della caduta del primo governo Berlusconi che, se generò polemiche e invettive che in sede di analisi scientifica è giusto ridimensionare, aprì d’altro canto una discrasia tra Costituzione formale ed evoluzione materiale del sistema che non può essere liquidata, in quanto una delle chiavi di lettura privilegiate per interpretare la vicenda dei partiti nell’ultimo decennio.
Sono scelte analitiche che, però, nulla tolgono alla robustezza dell’impianto. Se proprio si volessero individuare dei limiti dell’analisi, questi andrebbero piuttosto ricercati nell’insufficiente riferimento al contesto internazionale e nell’assenza di elementi di comparazione con la realtà dei partiti in altri contesti nazionali. Una maggiore attenzione alle differenti fasi della Guerra fredda, ed ai suoi riflessi interni, avrebbe rafforzato la spiegazione di alcune evoluzioni della strategia dei partiti e dei loro limiti. Un riferimento ad altri casi europei avrebbe consentito una più profonda comprensione del progressivo distacco tra evoluzione sociale e i partiti, nonché dei motivi per i quali la mancata modernizzazione del sistema italiano dovesse considerarsi a tutti gli effetti un’eccezione destinata a venir meno.

Gaetano Quagliariello