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Piero Pastorelli – 17 marzo 1861. L’Inghilterra e l’Unità d’Italia – 2011

Piero Pastorelli
Soveria Mannelli, Rubbettino, 170 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il breve ma denso testo di Pastorelli ha nella trascrizione della lettera inviata il 17 marzo 1861 dal conte di Cavour all’ambasciatore del Regno di Sardegna a Londra, il marchese D’Azeglio, il suo punto d’inizio e, per certi versi, una sorta di chiave interpretativa. Documento già noto, in quanto pubblicato nel 1952 in un volume della raccolta dei Documenti diplomatici italiani, la lettera viene considerata dall’a. come primo, vero atto ufficiale del nuovo Stato unitario. In essa Cavour ricordava al proprio ambasciatore che Vittorio Emanuele aveva appena firmato la legge attraverso la quale assumeva il titolo di re d’Italia: da quel giorno l’Italia affermava al mondo la propria esistenza. L’a. si chiede la ragione per cui questa lettera, che sanzionava l’avvenuta nascita di un regno tanto inviso ad alcune potenze europee (Francia e Austria), fosse stata spedita proprio all’ambasciatore a Londra. La risposta che viene data è semplice: il governo inglese aveva appoggiato con ogni mezzo, direttamente e indirettamente, Garibaldi e, tramite questi, il processo di formazione del Regno d’Italia. Intenzionato a dimostrare che la retorica del ventennio che dipingeva il Regno unito come nemico storico dell’Italia («la perfida Albione») nasceva solo da motivi contingenti, legati alle ambizioni politiche del regime fascista, l’a. ripercorre – riutilizzando con nuovo piglio materiale già noto – le tappe che portarono il già molto famoso «eroe dei due mondi» nel Regno borbonico. Il viaggio verso la Sicilia, lo sbarco a Marsala, il passaggio dall’isola sulla terraferma, è risaputo, furono eventi favoriti dalla protezione accordata dalla flotta britannica. Pastorelli ricorda quanto l’iniziativa garibaldina fosse guardata con favore da Londra non per ragioni sentimentali, ma per ben più solidi motivi strategici. Il governo inglese vi vide una preziosa opportunità per spezzare la tradizionale protezione austriaca (di fatto una sorta di egemonia militare) nei confronti dello Stato pontificio e del Regno di Napoli, oltre che una occasione per bloccare le note ambizioni napoleoniche nel continente. L’a. documenta in modo convincente come Londra desiderasse un’Italia unita, capace di entrare nel sistema delle potenze europee e di svolgere un ruolo di punta in primo luogo nel Mediterraneo, dove sarebbe dovuta divenire un alleato utile a frenare le pulsioni espansioniste francesi e asburgiche, ponendo, inoltre, fine alla tradizionale amicizia coltivata dal Regno delle Due Sicilie con la Russia zarista. Una scelta strategica, questa, che allargava il concerto europeo allo scopo di difendere la supremazia britannica su di esso, ma che, nel contempo, dava il via a una reazione a catena che, nell’arco di qualche anno, avrebbe visto nascere una Germania unita e, nel giro di cinque decenni, la fine della stessa egemonia inglese. Il testo di Pastorelli offre l’occasione a chi coltiva l’interesse per lo studio delle relazioni internazionali di apprezzare l’arte della raffinata diplomazia di Cavour, inserendola nel più ampio contesto diplomatico europeo, descritto con stile sempre misurato, impeccabile e imparziale.

Lucio Valent