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Piero S. Colla – Per la nazione e per la razza. Cittadini ed esclusi nel “modello svedese” – 2000

Piero S. Colla
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Studioso dei meccanismi di costruzione dell’identità collettiva in rapporto con l’ethos individualista moderno, Colla ha dedicato diversi saggi all’esperienza svedese. In questo lavoro, come sottolinea nell’Introduzione, intende “comunicare ‘dall’interno’ al pubblico italiano” (p. 10) la genesi di quella che appare a prima vista come un’incomprensibile contraddizione. L’emergere, nella Svezia che stava gettando le basi di quel welfare sociale finalizzato al benessere individuale ed all’affermazione di sé che sarebbe assurto ad esempio progressista, di una serie di leggi che prescrivevano la sterilizzazione di individui ritenuti portatori d’un patrimonio genetico difettoso, o, semplicemente, ritenuti inadatti alla cura della prole. Un lavoro, dunque, che affronta il rapporto tra democrazia e controllo sociale, tra cittadinanza ed esclusione, e che riesce a decostruire in maniera convincente l’apparente contraddizione tra quello che fu per lungo tempo il modello svedese ed una legislazione eugenetica estensiva e duratura – 63.000 sterilizzazioni compiute tra 1934 e 1975, di cui il 95% su donne – che nell’Europa novecentesca ebbe nella sola Germania nazista un’esperienza analoga.
Ed è significativo del giudizio dell’autore che il testo parta dal 1997, da quello che Colla definisce uno “psicodramma nazionale” (p. 24), prodotto dalla pubblicazione delle prime ricerche d’una dottoranda svedese, il cui lavoro costituisce un punto costante di riferimento per Colla, che misero in crisi l’autorappresentazione d’una nazione. Capirne le cause significa per l’autore entrare in quella rappresentazione, identificarne le radici mitiche, e vedere il carattere di fondo dell’ideale comunitario e sociale che fondava quella rappresentazione.
Muovendosi nei cinque capitoli con agilità tra diversi piani di lettura ed in un costante andirivieni tra gli anni della genesi del progetto e gli anni successivi al 1997, Colla ricostruisce in maniera convincente ed articolata il profilo e le caratteristiche del dispositivo di potere-sapere (funzionari dell’amministrazione pubblica, politici socialdemocratici e non, medici, giuristi, scienziati sociali, uomini di chiesa) che produsse e gestì quel progetto eugenetico. Quell’apparente contraddizione, che ha costituito il motivo originario del lavoro, ne risulta superata. L’autore chiarisce come il controllo della riproduzione fu parte integrante di quella riforma sociale volontaristica e finalizzata a preparare e selezionare le capacità ed i comportamenti individuali in funzione di quell’ambizioso modello comunitario, fondato su una moderna affermazione di sé.
Basandosi per lo più su fonti edite, in parte integrate da alcuni dati d’archivio, e su parte della storiografia svedese degli ultimi anni, Colla riesce a fornire una densa rappresentazione della genesi del progetto eugenetico e soprattutto a renderne il grumo di elementi costitutivi, che fanno di questo lavoro un’occasione di riflessione sulla modernità, soprattutto nei suoi aspetti ed effetti più inquietanti.

Emmanuel Betta