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Piero S. Graglia – L’Unione europea – 2002

Piero S. Graglia
Bologna, il Mulino, pp. 132, euro 8,00

Anno di pubblicazione: 2002

Si segnala questa seconda edizione aggiornata (la prima è del 2000) anche come esempio di un rigoglio dell’editoria, che, dopo Maastricht fino all’euro circolante e ai lavori in corso della Convenzione, ha intensificato, non solo in Italia, il gettito di libri intorno le istituzioni europee. La pubblicazione è uscita in una collana che si chiama Farsi un’idea. L’Europa gode di un consenso e un credito, cui, neanche tra gli studenti, che si spostano con fondi europei da un paese all’altro, corrisponde un’adeguata elementare cognizione della forma politica che va prendendo. Le cronache quotidiane tengono conto di volta in volta del processo incalzante e dei conflitti incrociati, ma danno spesso per scontate le regole via via definite da un mezzo secolo in qua. In effetti solo con l’ingresso della moneta unica una pratica generale di Europa è stata popolarmente sperimentata. Graglia si inserisce lucidamente nella congiuntura, ma premette che ?L’Europa è un riferimento politico e culturale difficile da inquadrare con precisione?. Dirsi europei può essere attraente, ma non è altrettanto identitario che dirsi italiani, tedeschi, olandesi ecc. Perciò il rifornimento di un po’ di storia dal 1945 a oggi (è il titolo del primo capitolo) fa parte del kit europeista. Seguono Le istituzioni e gli organi, che restano per molti ancora campati per aria. Gli ultimi due capitoli (Le politiche e L’Europa e gli altri) completano gli elementi informativi, procedendo sempre con cenni di bilancio critico sulla strada fatta e sull’attualità dei cantieri europei oggi aperti per definire la costituzione. Per saperne di più infine fornisce alcuni siti ai praticanti di internet e aggiunge qualche titolo di bibliografia. L’operetta raggiunge bene il proposito di informare senza rinunciare a una linea di svolgimento storico, di spiegazioni comparate e di giudizio politico. E’ apprezzabile questo orientamento di prima mano sulla vicenda europea con sottolineature di particolari atteggiamenti nazionali, di arresti e di avanzamenti; non è un vademecum schematico né una neutra compilazione. Tutte le pagine sono necessarie per tenere insieme in modo anche leggero una vicenda niente affatto artificiale, ma inevitabilmente portata avanti da impulsi di ingegneria istituzionale, a tratti avventurosa, che registra infine il moto più veloce dal fatale 1989. Solo dal 1992 si possono riscontrare importanti cessioni di sovranità nazionale e decisivi confronti tra i paesi, che non possono sottrarsi ormai al terreno di un consenso europeista, ma possono ancora approfittare di tratti di navigazione difficile tra marosi e scogli: i passaggi immediati e altri non molto dilazionati sono cruciali per il destino dell’Europa politica. Per questo è appropriata la domanda di Graglia sull’ethos ideale dell’Unione che dovrà ancora sostenere i prossimi salti di qualità politica, di democrazia e di equilibrio sociale. Mancano ancora scelte fondamentali (a cominciare dal modello federale o confederale) a questo unicum che è l’evoluzione istituzionale dell’Unione europea, di fronte oggi all’ultimo volto dello zio Sam, come Graglia chiama gli USA alla fine.

Pietro Albonetti