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Piero Vereni – Vite di confine. Etnicità e nazionalismo nella Macedonia occidentale greca – 2004

Piero Vereni
Roma, Meltemi, pp. 239, euro 19,25

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume di Vereni raccoglie i risultati di un articolato lavoro etnografico, analizzato a partire dal patrimonio di studi condotti negli ultimi decenni sulla costruzione dei confini e delle identità nazionali. Il caso specifico qui trattato riguarda la regione occidentale della Macedonia greca, abitata prevalentemente da una popolazione slava per cultura e per lingua, che prende le distanze dai cittadini di nazionalità greca, ma non si riconosce neppure nella comunità nazionale d’oltre confine, ora Stato indipendente della Repubblica macedone della ex Jugoslavia. Questa definizione di sé per differenza tanto da un’ipotetica ?identità greca?, quanto da un’ipotetica ?identità macedone?, viene ricollocata dall’autore nel complesso contesto storico, sociale, territoriale nel quale essa affonda le proprie radici, e dunque sono messi a fuoco eventi e processi quali la costruzione del confine occidentale dello Stato greco, l’arrivo dei profughi dopo lo scambio di popolazione fra Grecia e Turchia (1923), i flussi migratori che hanno caratterizzato gli anni Cinquanta e Sessanta. Attraverso un’esposizione efficace ed originale, Vereni affronta le questioni metodologiche e concettuali messe in campo dalle scienze sociali nelle ricerche su identità e nazione, e la ricchezza delle riflessioni proposte può essere ripercorsa solo limitatamente in questa sede.
La costruzione storica delle identità nazionali, si osserva in Vite di confine, è stata oggetto di numerosi studi, che hanno messo in luce i fattori economici, sociali e culturali attraverso i quali le nazioni si sono affermate; è invece mancata un’attenzione specifica alla ?questione radicale della natura storica del concetto di identità dell’individuo? (p. 197). Questo orientamento della ricerca ha spesso finito ? come nel caso delle indagini sulla comunità macedone in Grecia ? per conferire una decisa centralità alla dimensione immaginata delle identità collettive e ai processi che ne hanno determinato la costituzione, introducendo ?una sorta di teleologismo identitario per cui, una volta ?raggiunta’, un’identità collettiva non è più discutibile? (p. 200). Viceversa, la ricerca sul campo ha consentito a Vereni di mettere in evidenza un percorso secolare lungo il quale nella Macedonia greca le sedimentazioni identitarie hanno assunto soluzioni diverse, che hanno mantenuto fra loro una forte continuità, pur riconoscendo nella propria differenza e specificità una componente costitutiva di sé. In questa prospettiva l’ultimo capitolo del volume si sofferma sulla peculiarità del revival etnico che ha attraversato la zona a partire dalla metà degli anni Ottanta. Qui, come nei precedenti capitoli, Vereni riflette sul nesso tra la negoziazione delle appartenenze e la dimensione individuale che emerge con forza dalle narrazioni, in cui ciascuno è disposto a cedere parte della propria storia ?per averne in cambio una condivisibile? (p. 222), ma nello stesso tempo rivendica una dimensione soggettiva non riducibile a modelli identitari proposti ?dall’interno? o identificati da sguardi ?esterni?, incapaci di rappresentare la contradditorietà delle identità.

Silvia Salvatici