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Pietro Pistelli, Marco Severini (a cura di) – L’alba della democrazia. Garibaldi, Bruti e la Repubblica Romana – 2004

Pietro Pistelli, Marco Severini (a cura di)
Ancona, Affinità Elettive, pp. 186, euro 15,49

Anno di pubblicazione: 2004

L’alba della democrazia si apre con uno scritto di Pietro Pistelli, già edito nel 1990, su Garibaldi, la Repubblica Romana, le Marche, in cui sono seguiti i movimenti di Garibaldi e dei suoi dal momento in cui, nel dicembre 1848, entrano nelle Marche diretti a Roma, sino alla tragica ritirata verso Venezia del luglio 1849. Le note di Pistelli non aggiungono molto a quanto già si sapeva su questo periodo della storia garibaldina; tuttavia offrono spunti per rimeditare temi di notevole interesse, quali l’atteggiamento di Garibaldi verso la religione e il clero, i modi e i tempi della formazione del suo mito, i suoi rapporti con Mazzini.
Alle pagine di Pistelli seguono tre relazioni presentate al convegno su Raffaele Bruti e la Repubblica Romana del 1849 tenutosi a San Ginesio il 30 aprile 2004. Marco Severini tratteggia la biografia politica del conte ginesino Raffaele Bruti (1807-1874), patriota appassionato, ammiratore di Garibaldi, le cui posizioni, seppur ?più avanzate rispetto agli orientamenti moderati e neoguelfi?, non furono ?tali da confluire nel repubblicanesimo democratico e mazziniano? (p. 114). Nell’introduzione Severini offre un sintetico quadro del contesto marchigiano riproponendo all’attenzione due fenomeni su cui si era già soffermato nei contributi al volume, da lui stesso curato, Studi sulla repubblica Romana del 1849 (Ancona, Affinità Elettive, 2002): la demarcazione che emerge a quest’epoca tra il Nord e il Sud della regione, favorevole il primo, riluttante il secondo alle prospettive di cambiamento dischiuse dalla rivoluzione; l’estraneità quasi totale alle novità che caratterizza il mondo rurale, fortemente influenzato da un clero ?renitente e ostile? (p. 105). Dato l’interesse che queste osservazioni rivestono per uno studio comparato del Quarantotto italiano, molto opportuno sarebbe stato che l’autore ne avesse tentato un approfondimento, con particolare riguardo ai caratteri della società e della cultura marchigiana implicati nei fenomeni in questione.
Preziose le informazioni che Luana Montesi offre nel suo contributo sulle donne che parteciparono alla difesa della Repubblica, da Cristina Trivulzio di Belgioioso ad Anna de Cadilhac Galletti, a Giulia Bovio Paulucci, a Giulia Calame Modena. Prevalentemente limitata al campo dell’assistenza sanitaria, tale partecipazione offrì sì alla popolazione femminile l’occasione di muoversi ?oltre i tradizionali confini domestici?; tuttavia, avverte alla fine l’autrice citando Michelle Perrot, questo spazio inesplorato in cui le donne allora s’inoltrarono conservava i caratteri di un ?sociale addomesticato? (pp. 131-132).
Alla Costituzione della Repubblica romana è infine dedicato il saggio di Irene Manzi, che ricorda il carattere democratico del percorso politico che condusse al varo della nuova Carta (elaborata e approvata, com’è noto, da un’assemblea costituente eletta a suffragio universale maschile) e ne sottolinea l’originalità rispetto agli altri testi costituzionali della prima metà dell’Ottocento (ma utile sarebbe stato un richiamo alle discussioni costituzionali del periodo giacobino).

Maurizio Bertolotti