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Politiche culturali e conservazione del patrimonio storico-artistico a Roma dopo l’Unità

Laura Francescangeli
Roma, Viella, 246 pp., € 36,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume di Francescangeli presenta l’inventario del Titolo 12 «Monumenti Scavi Antichità Musei» del fondo Archivio generale, primo nucleo archivistico dell’amministrazione comunale postunitaria, confluito nell’Archivio Storico Capitolino al momento della sua costituzione nel 1922: si tratta di 21 buste la cui ricca documentazione, riferita al periodo tra il 1871 e il 1920, concerne le politiche culturali e la gestione del patrimonio culturale urbano.
L’inventario è preceduto da un’Introduzione in quattro punti: l’organizzazione del sistema archivistico comunale e la contestualizzazione al suo interno del Titolo 12, più tre nuclei tematici (Le strutture per l’Antichità e le belle arti: lo Stato unitario e il Municipio di Roma Capitale; Documenti per la storia della politica postrisorgimentale: i monumenti a Giordano Bruno e Cavour; Le istituzioni museali) che mostrano con intelligenza l’interesse del materiale archivistico presentato. Ne emerge, fra l’altro, una tensione dialettica tra giovane Stato unitario e municipio capitolino, su molteplici livelli. A livello di apparati burocratici della tutela, la competizione fra Commissione archeologica municipale e sovrintendenza statale mostra una dinamica centro-periferia – che precede la centralizzazione normativa di età giolittiana funzionale alla costruzione dell’identità nazionale – in cui il municipio rivendica a sé capacità tecniche e competenze amministrative che saranno in seguito, via via, avocate al centro. Una dimensione tutta politica del conflitto sul patrimonio culturale, emerge invece nelle tensioni fra amministrazione comunale moderata e filoclericale e governo liberale e laico, intorno alla realizzazione del monumento a Giordano Bruno. In questo caso, come in quello della realizzazione di un monumento a Cavour volto a ricordare il contributo dei moderati al Risorgimento, il valore simbolico del patrimonio culturale urbano mette in moto meccanismi complessi di manipolazione del progetto celebrativo per la definizione dei contenuti politici a esso sottesi. La terza parte, infine, ricostruendo l’ambizioso programma museale municipale sviluppato, tra il 1872 e il 1925, intorno alla cultura artistica e artigianale urbana, mostra il municipio assumere un ruolo dinamico di raccordo fra patrimonio culturale e comunità locale. La Raccolta comunale d’arte moderna, parte importante di questo progetto, sarà significativamente soppressa da Bottai in favore della Regia galleria nazionale. L’analisi critica del corpus archivistico documenta il valore del patrimonio culturale nella costruzione delle «comunità immaginate», alla base dello scontro fra progetti identitari (nazionale e municipale, clerico-moderato e laico) concorrenti.
Il caso romano induce a meditare su scala nazionale sugli effetti in sede storica di una progressiva riduzione degli spazi progettuali e operativi dei municipi italiani nella gestione del patrimonio: dispersione delle competenze tecniche, indebolimento della funzione di raccordo fra cittadini e patrimonio, affievolimento dell’azione educativa sembrano il prezzo della crescente centralizzazione della materia.

Melania Nucifora