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Postal Culture. Writing and Reading Letters in Post-Unification Italy

Gabriella Romani
Toronto, University of Toronto Press, 2013, pp. 288, $ 52,50

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume di Gabriella Romani dimostra come dopo l’Unificazione le lettere abbiano contribuito alla formazione dell’identità nazionale italiana. Lo strumento scelto è quello della postal culture, ossia «the interconnections, influences and overlapping of the literary representation, cultural productions, and communicative practices revolving around the letter» (p. 4). Il libro analizza sia le trasformazioni avvenute nella scrittura di lettere come pratica sociale, sia il loro risvolto letterario, lo sviluppo cioè della narrativa epistolare nel secondo ’800 e in particolare l’opera di Verga e di Serao.
Sullo sfondo dello studio della lettera l’a. lascia affiorare i grandi cambiamenti economici, sociali e culturali dell’800 mostrando, anzitutto, come la nazionalizzazione del sistema postale abbia favorito una diffusione sociale della lettera e la formazione di una comunità di scriventi. A essere prese in esame sono anche il sottogenere dei manuali epistolari e le lettere apparse nei giornali. Queste ultime offrono all’a. la possibilità di costruire un’inedita tesi sulla lettera a stampa come proseguimento ed evoluzione della discussione e della declinante pratica sociale dei salotti. L’indagine muove poi verso il territorio della letteratura: perché, mentre nel resto d’Europa il romanzo epistolare era ormai fuori moda, nell’Italia unita conobbe invece una fase di prosperità, e fu anzi ritenuto un tentativo di svecchiamento della tradizione letteraria?
La risposta è da cercare nella Storia di una capinera di Verga e nella tarda narrativa di Serao, qui rivalutata. Nel primo caso, la forma della lettera da un lato rappresentò un modo per evitare il monologo introspettivo e per facilitare il rapporto del lettore col testo; dall’altro offrì la possibilità di una forma linguistica più vicina alla lingua parlata. Nel secondo caso l’espressione dei sentimenti è al centro dello studio della produzione «sentimentale» di Matilde Serao. La lettera rappresenta infatti lo strumento prediletto dalla scrittrice, anche nel suo lavoro di giornalista, per fare appello in modo immediato alla sfera interiore dell’individuo e, in particolare, delle lettrici. Non a caso, nota l’a., la forma della lettera fu usata da Serao per affrontare argomenti delicati quali la condizione della donna, la sua educazione, sensualità, sessualità ed erotismo (argomenti trattati nelle lettere da giornali che sono ristampate nell’appendice del libro). In conclusione, questa narrativa sentimentale ed epistolare sfruttò le possibilità offerte dalla postal culture per raggiungere un pubblico più vasto instaurando così una rete nazionale di identità sociali e culturali.
Lo studio è un esempio di ricerca originale su un tema insospettabilmente carico di significati. Ed è anche un lavoro non viziato dagli irrigidimenti teorici che caratterizzano la ricerca accademica angloamericana, nel quale anzi si mostra come possa essere proficua l’integrazione di saperi e conoscenze appartenenti a mondi così diversi.

Federico Casari