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Potere pubblico, tradizione e federalismo nel pensiero politico di Gioacchino Ventura

Dario Caroniti
Soveria Mannelli, Rubbettino, 133 pp., € 13,00

Anno di pubblicazione: 2014

Nel 1821, sulla Enciclopedia ecclesiastica Ventura poneva l’esperienza religiosa al di
sopra di qualsiasi altra manifestazione umana, compresa quella politica. Il potere della
Chiesa, originato dall’assolutezza della verità rivelata, sussisteva indipendentemente dal
sostegno dei governi; questi, al contrario, svuotati del fondamento morale della fede, non
potevano affrancarsi dall’incerta contingenza della propria mondanità.
La vicenda biografica e politica del Ventura è stata spesso tripartita dalla storiografia:
un primo momento reazionario, a cui seguì una svolta liberaldemocratica, per concludere
la sua traiettoria esistenziale su posizioni autoritarie, dopo essere divenuto nell’esilio francese
successivo al 1848-1849 protetto sostenitore di Napoleone III. In questo libro Dario
Caroniti dimostra però una sostanziale continuità e coerenza nello svolgimento del suo
pensiero politico: la difesa del primato della Chiesa nella direzione della società da ogni
forma di interferenza del potere politico, le cui uniche funzioni sono ridotte alla difesa e
alla amministrazione della giustizia.
Se il primo Ventura era schierato su posizioni ultraconservatrici, si mostrava ostile
a ogni forma di concordato fra Stato e Chiesa, che sarebbe andato a colpire l’autonomia
di quest’ultima, confidava nel popolo quale portatore di valori tradizionali incorruttibili,
dopo gli anni ’30 maturò in lui una svolta antiassolutista che lo portò a considerare ormai
anacronistica la pretesa del potere politico di impedire la partecipazione della società ai
processi decisionali. Conscio che i popoli reclamassero giustamente una maggiore libertà,
e che contro di essi nulla ormai potessero le forze repressive, auspicò un maggior interessamento
del clero a questa battaglia di emancipazione; era la Chiesa che doveva indicare la
via per sconfiggere le sempre possibili derive tiranniche in cui inevitabilmente finiva uno
Stato incapace di comprendere esigenze e aspirazioni dei suoi sudditi.
Da un punto di vista istituzionale Ventura fu fautore del decentramento e di soluzioni
federaliste; oltre al favore espresso per una soluzione confederale della vicenda italiana,
il suo progetto aveva un ampio respiro internazionale, che faceva perno sul papa quale
capo spirituale e arbitro morale di tutti i popoli cattolici. In alternativa allo statalismo autoritario,
Ventura proponeva un’Europa cristiana, liberamente federata e rispettosa delle
realtà e delle culture locali.
Nel tracciare la sostanziale continuità che ha contraddistinto il pensiero politico
di Ventura, Caroniti si dimostra convincente mettendo in luce il tema costante della
supremazia religiosa; così come altrettanto persuasivo risulta quando indica nel continuo
approccio dogmatico e fideistico alla verità divina i limiti della posizione di Ventura che
devolveva solo alla trascendenza le misure per ovviare alla limitatezza della natura umana.

Nicola Del Corno