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Psichiatria e psicoterapia in Italia dall’unità a oggi

Mariopaolo Dario, Giovanni Del Missier, Ester Stocco, Luana Stocco
Roma, Asino d’Oro, XXI-691 pp., € 45,00

Anno di pubblicazione: 2016

Monumentale resoconto delle vicende delle scienze della mente in Italia, l’opera
muove da una doppia premessa, teorica e di merito: la considerazione della storia «non
come banale elencazione di avvenimenti bensì come strumento d’interpretazione dell’attualità
e della conoscenza del senso del proprio operato» (p. XI); la spiccata attenzione
dedicata al percorso legislativo, che scaturendo dal frammentato quadro normativo preunitario,
attraverso la legge Giolitti del 1904 (con i regolamenti attuativi del 1905 e del
1909), e le disposizioni Mariotti del 1968, giunge all’approvazione della legge 180/1978
(c.d. legge Basaglia).
Analiticamente denso, il volume ha almeno tre importanti punti di forza da evidenziare.
Sullo sfondo di un quadro interpretativo teso a investigare la crisi della razionalità
ottocentesca e a sviscerare le soluzioni proposte per il suo superamento, un primo merito
concerne l’impegno autoriale speso a indagare gli avvenimenti narrati non come episodi
di una vicenda settoriale, bensì come capitoli della storia culturale nazionale, con ciò
oltrepassando l’angusto steccato eretto tra saperi umanistici e scientifici. Coerenti con le
premesse, gli aa. considerano del resto «la salute mentale e le sue problematiche» come
«qualcosa che, pur avendo una dimensione biologica, non può essere compresa solo mediante
un’epistemologia di tipo biomedico» (p. 578).
Il secondo merito riguarda la chiarezza espositiva, la quale, abbinata alla coesione
stilistica pur in presenza di una redazione spartita tra quattro aa., qualifica la ricostruzione
a manuale consigliabile non solo ai professionisti delle discipline psi. Manuale valido,
inoltre, a emendare sia la ricorrente autoreferenzialità agiografica dei medici improvvisatisi
storici, sia l’attardato approccio di una storiografia professionale non di rado ancora
impregnata di penalizzante idealismo crociano.
Terzo pregio, coronamento dei precedenti, è l’ambizione all’esaustività evenemenziale.
Gli aa. conducono il lettore all’esplorazione di un ventaglio di esperienze originali,
tra cui non mancano quelle oggi immeritatamente trascurate dagli studiosi. Nell’economia
testuale, la centralità accordata alle vicende di Perugia negli anni ’70 con Carlo
Manuali, e la sistematica attenzione dedicata alla figura di Pier Francesco Galli, ne sono
tangibili esempi.
Con le qualità elencate, uno spunto critico da proporre alla discussione. Ascrivere
la composita esperienza goriziana-triestina al calderone eterogeneo dell’antipsichiatria,
spesso echeggiando tarde valutazioni polemiche di Giovanni Jervis – ampiamente riferite
–, comporta a mio parere un duplice rischio. Da un lato, travisare senza alcun profitto
analitico la lettera stessa degli scritti teorici basagliani (Pier Aldo Rovatti ha scritto pagine
importanti in merito); dall’altro, semplificare eccessivamente il quadro minimizzando le
peculiarità che caratterizzarono le differenti prassi anti-istituzionali dell’epoca.

Andrea Scartabellati