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Raffaele D’Agata – La nemesi dei prestadenaro. Economia mondiale e guerra fredda, 1944-1948 – 2001

Raffaele D’Agata
Prefazione di Pieluigi Ciocca, Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 183, euro

Anno di pubblicazione: 2001

Compito ambizioso quello postosi l’autore, non nuovo peraltro a certe sfide intellettuali: ma il terreno dei rapporti tra potere economico-finanziario e relazioni internazionali era e rimane scivoloso. Occorrono polso fermo e sguardo sicuro verso orizzonti lontani, ricerche lunghe e approfondite, un dominio preciso di molti elementi, parecchi dei quali di ordine prettamente economico-monetario. D’Agata propone una sorta di seguito ad un volume precedente, Da Monaco a Bretton Woods. L’evoluzione transnazionale degli interessi e degli scopi (1989). Se là si era limitato a studiare come si giunse, in un periodo drammatico e tempestoso, ad una configurazione relativamente stabile delle regole cardine della società civile, tra cui figurano la moneta e il riconoscimento reciproco delle obbligazioni, qui si concentra sulla fase iniziale del processo che portò alla sovranità dei ?mercati? e alla riduzione del potere politico al mero ambito della sfera militare. Siamo (per l’ennesima volta) allo studio delle origini del ?secolo americano?: con la differenza che il punto di vista è quello inglese. Inglesi sono le uniche fonti d’archivio usate (limitate peraltro alle carte del Foreign Office e del Cabinet: quelle del Tesoro, malgrado i temi del libro, non compaiono) con l’aggiunta di alcune fonti a stampa ormai ?classiche?: i Foreign Relations of the United States, i Documents on British Policy Overseas, persino ? un po’ a sorpresa, in verità ? i Documenti Diplomatici Italiani, alcuni documenti sovietici pubblicati sul Bulletin del Cold War History Project del Woodrow Wilson International Center di Washington. Manca qualsiasi indagine, negli Stati Uniti, nei National Archives, negli archivi della Federal Reserve, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e, per restare in Gran Bretagna, anche solo in quelli (ben ordinati e ricchi di materiali) della Banca d’Inghilterra. Si viene illusi, complice l’autorevole prefazione, all’inizio. Ci si sveglia, quando è ormai tardi. Infatti, il volumetto si muove agile tra questioncelle come la politica del contenimento sovietico, le complesse relazioni finanziarie anglo-americane (prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale), il petrolio, il destino postbellico tedesco: nulla sembra in grado di opporgli resistenza, liquidato com’è, quasi sempre, in poche pagine. Eppure l’idea di partenza dell’autore è, se non condivisibile da tutti, certamente stimolante: se la guerra fredda è finita come è finita, è perché chi l’ha voluta ? e combattuta ? aveva in mente fin dall’inizio il raggiungimento di una gerarchia che mette il mercato (e i suoi animal spirits) al centro della scena, sovrani anche rispetto alla politica, alla pazienza della sua mediazione? Oppure questa costituisce solo una soluzione elaborata in corsa, dopo che scelte diverse ? se non alternative (un ordine mondiale basato sul rispetto reciproco tra gli uomini e gli stati, sotto il potere illuminato e democratico su scala planetaria delle Nazioni Unite) ? sono state dapprima contrastate e poi svuotate dall’interno? Una risposta più meditata e articolata di quella che è possibile leggere qui non mancherà. Magari non fra dodici anni.

Luciano Segreto