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Randal Keynes – Casa Darwin. Il male, il bene e l’evoluzione dell’uomo – 2007

Randal Keynes
Torino, Einaudi, XVII-357 pp., Euro 26,00 (ed. or. London, 2001)

Anno di pubblicazione: 2007

Keynes, ufficiale dell’esercito britannico e discendente di una figlia di Charles Darwin, ha scritto questa storia familiare basandosi soprattutto sulle carte acquisite in eredità. Attraverso uno stile narrativo molto piacevole, l’a. ha inteso dimostrare che per Darwin – anzi, per «Charles», com’è chiamato dall’inizio alla fine – «la vita e la scienza furono una cosa sola» (p. 6). Emerge così un intellettuale che, pur avendo alle spalle gli anni di Cambridge e la missione sul Beagle, rifuggiva per molti versi dall’ottimismo della borghesia vittoriana, e anzi si mostrava perennemente turbato dalla questione religiosa. Del resto, in gioventù Darwin aveva meditato di diventare pastore di anime; e nella maturità, pur avendo perso la fede, continuava con la moglie Emma Wedgwood a frequentare la Chiesa unitariana. Non trovando alcun conforto in quel materialismo di cui pure fu uno dei «maestri», negli ultimi anni si avvicinò ai profeti della religione umanitaria universale, e mostrò interesse persino per lo spiritismo.Emerge, inoltre, un marito affettuoso e talvolta sensibilissimo («Che faccenda terribile è un parto. Mi ha stremato, quasi quanto ha stremato Emma», p. 13), e un padre tenero, che passava ore con i figli e le figlie, prendendosi cura della loro salute e della loro educazione. Alla secondogenita Annie, che pure dovette presto imparare a fare da «mamma in seconda» degli otto fratelli, fece leggere alcuni degli autori a lui più cari: Edgeworth, Cooper, Dickens. Alla moglie, invece, Charles rivelò le ipotesi sull’origine della specie umana molto tempo prima di pubblicarle; per quanto aliena dalle conseguenze ultime di teorie che escludevano la presenza della divinità nella vicenda umana, Emma incoraggiò il marito a perseguire la verità scientifica. Ma Darwin stesso – questa la tesi centrale della biografia – soffriva di non poter trovare più alcuna traccia di bene nel mondo naturale. L’agonia di Annie, morta a dieci anni, lo pose tragicamente, come padre e come studioso, di fronte a un groviglio di dilemmi: perché Dio aveva colpito tanto duramente una creatura inerme e innocente? Le amare riflessioni lo spinsero a deporre il distacco del naturalista «da tavolino» tipico della sua generazione, sollecitando ulteriormente – attraverso progetti di riforma sanitaria – la sua sensibilità per le voci più deboli: poveri e fanciulli.Lo scalpore suscitato da altri lavori che avanzavano ipotesi inconciliabili con l’ortodossia aveva nel frattempo raggiunto la regina Vittoria, la quale si adoperò presso i «gentiluomini della scienza» di Oxford e Cambridge affinché arginassero con nuove teorie il già vistoso dilagare dell’ateismo nelle élites del paese. Alla fine, un’agguerrita difesa delle teorie darwiniane doveva venire da una donna che ne conosceva il risvolto privato: Snow Wedgwood, cugina di Annie, riuscì a conciliare la selezione naturale con la religione, identificando la lotta per la sopravvivenza con un sintomo dell’imperfezione del Creato. Di questa interpretazione femminile e «moderata», che poteva parzialmente appagare quelli che erano stati i suoi stessi turbamenti, il vecchio Darwin – già autoesiliatosi da tanti circoli di illustri specialisti – fu infinitamente grato all’autrice.

Maria Pia Casalena