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Raoul Pupo – Trieste 1945 – 2010

Raoul Pupo
Roma-Bari, Laterza, 394 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume segue una strada narrativa efficacissima, focalizzando e finalizzando gli eventi in un crescendo corale attorno ad un episodio circoscrivibile in pochi giorni, che per ogni abitante di Trieste è già scontato e presente nel titolo del volume. Sono i primi giorni del maggio 1945, quando i partigiani sloveni occupano la città, con l’eccezione di un piccolo presidio di soldati neozelandesi, arrivati in città nel momento della resa delle truppe tedesche. Questo presidio fu la leva che permise agli Alleati di ottenere il ritiro provvisorio delle truppe jugoslave dopo 40 giorni, fissando una linea di demarcazione territoriale attorno alla città, che nei dieci anni successivi divenne confine definitivo, solo oggi fisicamente abolito dall’ingresso della Slovenia negli accordi di Schengen.Il libro è ricchissimo di temi e l’a. riesce ad intrecciare con rara maestria i fili di un numero incredibile di storie individuali in un contesto dominato dalla contrapposizione nazionale fra italiani, terrorizzati dall’incubo della invasione slava, sloveni e croati impegnati a costruire la propria identità nazionale, in una sorta di risorgimento che trova il proprio terreno di crescita nella rivendicazione dell’Istria e di Trieste. È una contrapposizione storica fra città in cui la cultura italiana e l’acquisizione della lingua italiana (veneta) è da secoli il meccanismo di integrazione delle élites slave, e la campagna, dove il nazionalismo sloveno e croato colloca le radici di sangue della propria identità, rifiuta i meccanismi di integrazione, imposti dopo la guerra mondiale con la forza dal fascismo, e culla l’idea della campagna che dovrà conquistare la città nemica. Gli ultimi giorni dell’occupazione nazista sono il momento in cui queste tendenze inconciliabili si scontrano in una miriade di episodi tragici e violenti. Particolarmente difficile la posizione del Partito comunista giuliano e dei suoi militanti, lacerati fra la fedeltà agli ideali di rivoluzione sociale, che chiedono subordinazione politica e militare al Partito sloveno, e il riconoscimento dell’identità nazionale italiana che agli occhi degli slavi si identifica con il fascismo.L’a. riesce a toccare tutti i temi che si intrecciano nelle vicende di quei giorni: le foibe, i collaborazionisti di tutti i fronti, le radici del sentimento nazionale, ma anche la politica internazionale e i rapporti fra le grandi potenze, in una costruzione quasi teatrale, che trova il suo acme nella calata degli slavi a Trieste e negli svariati fattori che riuscirono lentamente a rovesciare una situazione che pareva compromessa. Non così fu per le città dell’Istria e Fiume. Nelle conclusioni Pupo sostiene che non è possibile oggi mirare ad una storia condivisa, perché odi e memorie contrapposte hanno alimentato per troppi decenni la lotta politica, ma si può finalmente giungere al riconoscimento dei diversi punti di vista nazionali.Oltre ai meriti storiografici il libro avrà sicuramente un effetto terapeutico per tutti i triestini nati dopo il ’45, che in famiglia hanno assimilato frammenti parziali di storia e ora hanno la possibilità di ricollocarli finalmente in un quadro unitario e non fazioso.

Alessandro Polsi