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Renata De Lorenzo (a cura di) – Storia e misura. Indicatori sociali ed economici nel Mezzogiorno d’Italia (secoli XVIII-XX) – 2007

Renata De Lorenzo (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 575 pp., Euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il libro curato dalla De Lorenzo affronta il tema della storia quantitativa. Le molte implicazioni legate all’uso di questa metodologia, resa possibile anche dalla diffusione di strumenti informatici, rendono quest’argomento tutt’altro che semplice, anche perché, come ricorda la stessa curatrice, dopo la significativa diffusione di quest’approccio – sorto, come è noto, prevalentemente in ambito francese – molti entusiasmi iniziali si sono poi raffreddati sulla constatazione di come spesso si corresse il rischio di presumere «che nelle cifre fosse contenuto tutto il reale» (p. 11).L’ambito territoriale è il Mezzogiorno d’Italia dal ‘700 al ‘900, anche se non mancano alcuni contributi comparativi sia per aree italiane (la Toscana) che europee (il Portogallo). I venti saggi di cui si compone il libro hanno natura differente e trattano argomenti anche molto diversi tra di loro.La prima parte (Il Mezzogiorno misurato) consta di tre saggi: quello della Bulgarelli che adopera i «conti delle università» di 981 Comuni meridionali per «misurare l’imponibile» nel secolo XVIII; quello di Russo che utilizza i dati catastali otto-novecenteschi per ricostruire, con supporti cartografici, i cambiamenti colturali e del paesaggio agrario e la mobilità dei lavoratori agricoli verso la Capitanata; e infine quello della Denitto che, dopo aver illustrato il progetto della banca dati storico-cartografica denominata sTOria (storia di Terra d’Otranto, risorse, istituzioni, ambiente), effettua, a grandi linee, un’analisi del rapporto tra distribuzione della popolazione e organizzazione delle circoscrizioni amministrative.Del progetto sTOria parla più dettagliatamente anche il contributo successivo (Lopalco-Tommasi) che si sofferma sui criteri utilizzati per la costruzione della banca dati. Il saggio in questione apre la seconda parte del volume tutta dedicata ai problemi di tipo metodologico su temi quali la creazione di database e di cartografie storico-geografiche, l’uso del GIS e dell’informatica, ecc.La terza parte del volume è anche la più corposa, ed è stata a sua volta suddivisa in quattro sezioni. In quella intitolata Le risorse della terra e lo spazio misurato spiccano, tra gli altri, i lavori di Armiero sui «numeri» del patrimonio boschivo e quello di Pasimeni su viabilità stradale e servizi automobilistici in Terra d’Otranto in età liberale. Significativa è poi la sezione successiva – Gli agenti del cambiamento – dove il concetto di misura non si riferisce più al dato quantitativo ma a ai misuratori e ai rilevatori di quelle informazioni. Chiudono il libro una sezione dedicata alla misura di alcune variabili sociali e culturali ed un’altra sulle «misure» elettorali.Se il rischio dell’approccio quantitativo è quello di un’eccessiva enfasi euristica consegnata al dato numerico, il volume sfugge a questa strettoia non solo perché, come visto, utilizza un ampio concetto di misura che non comprende solo le statistiche, ma anche perché, più in generale, in molti dei contributi compare una costante sottolineatura non solo dei vantaggi legati alle «misure», ma anche degli aspetti problematici legati alla loro rilevazione e al loro utilizzo.

Walter Palmieri