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Renato Camurri (a cura di) – Il Comune democratico. Riccardo Dalle Mole e l’esperienza delle giunte bloccarde nel Veneto giolittiano (1900-1914) – 2000

Renato Camurri (a cura di)
Marsilio, Venezia

Anno di pubblicazione: 2000

Agli studi ormai abbastanza numerosi sul municipalismo democratico di fine secolo si aggiunge ora opportunamente il tassello del Veneto, con un volume che ha innanzitutto il merito di assumere un punto di vista regionale e non solo cittadino sul problema. Il libro è il frutto di un convegno vicentino ideato e organizzato da Renato Camurri e di quello ripercorre sostanzialmente la struttura inserendo il caso in questione in una cornice nazionale più ampia: il diffondersi di governi locali a guida radical-socialista che tra fine e inizio secolo sviluppano forme di interventismo municipale tese a promuovere e a guidare la modernizzazione urbana. È in questa prospettiva che il volume si apre con due contributi sui casi pilota di Milano (Marco Meriggi) e di Roma (Giuseppe Barbalace), punti di riferimento indubbi delle molte giunte di blocco popolare del periodo, e si chiude con alcuni contributi (da segnalare in particolare quelli di Roberto Balzani e Fulvio Conti) che fanno il punto sullo stato degli studi e delle interpretazioni di quel fenomeno chiave che è la municipalizzazione dei servizi urbani. Tra questi due gruppi di interventi sta la parte più corposa del volume: cinque contributi su altrettante realtà cittadine o provinciali (Vicenza, Verona, Treviso, Belluno, Mestre) che in età giolittiana, più tardivamente rispetto a quanto avviene altrove ma in modo del tutto sincrono, vivono esperienze di governo locale all’insegna del riformismo democratico. Mancano purtroppo a completare il quadro i casi di Padova e di Venezia, particolarmente interessanti da questo punto di vista. Per capire queste realtà, suggerisce Emilio Franzina nell’Introduzione, bisogna prima di tutto cercare di restituire il senso, cosa effettivamente non facile, di un’atmosfera riformatrice che attraversa molte città italiane del periodo e che si misura con sfide non piccole: le infrastrutture collettive, le attrezzature igienico-sanitarie, l’insegnamento popolare, per citarne solo alcune. E l’Introduzione sembra sollecitare, proprio in questa direzione, una pista non consueta e cioè una particolare attenzione per gli aspetti culturali delle politiche municipali di quegli anni e i loro cavalli di battaglia: ricreatori civili, scuole libere popolari, biblioteche circolanti, istituzioni che lasciano il segno di quella particolare cultura delle riforme e spesso ne mostrano meriti e limiti.
I saggi sul caso veneto rispondono tuttavia solo parzialmente a questa indicazione di avvio tendendo a privilegiare piuttosto l’analisi della battaglia politica locale, il problema dell’antagonismo con le amministrazioni moderate precedenti e soprattutto il rapido ricompattamento di queste ultime. La specificità regionale sembra dunque alla fine consistere nella brevità e nella labilità dei governi urbani democratici e nel loro rivelarsi una interessante ma effimera rottura dell’egemonia moderata, che riprenderà saldamente il controllo delle città venete alla vigilia della guerra.

Carlotta Sorba