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Riccardo Brizzi, Michele Marchi – Charles De Gaulle – 2008

Riccardo Brizzi, Michele Marchi
Bologna, il Mulino, 252 pp., euro 18,50

Anno di pubblicazione: 2008

Scrivere una biografia di De Gaulle è impresa che, agli storici francesi, ha richiesto più tomi di notevole dimensioni. C’è da notare che in Francia i principali biografi del Generale non sono stati storici accademici. Qui da noi la bibliografia su De Gaulle è sorprendentemente povera, solo negli ultimi anni si è colmata con il mastodontico e fondamentale volume di Gaetano Quagliariello (De Gaulle e il gollismo, Bologna, il Mulino, 2003). Per tutte queste ragioni era davvero una sfida ambiziosa da parte di due giovani storici quella di misurarsi con la complessità del Generale nello spazio ridotto di un volume.Una sfida del genere poteva essere vinta solo ponendo confini ben precisi. Il primo era quello di contenere i diversi De Gaulle in alcuni capitoli ben definiti. Il secondo era quello di optare, per quanto possibile, per la politica interna. Il terzo (ma questo vale per qualsiasi biografia di leader politico) era quello di ancorare solidamente la storia del paese a quella dell’individuo, senza lasciarsi tentare da messe in contesto che rendono il ritratto più sfumato e più verosimile, a spese di una perdita di nettezza dei caratteri fondamentali dell’oggetto studiato.Mi sembra che Brizzi e Marchi questi confini li abbiano tracciati assai chiaramente. Il volume è infatti diviso in quattro capitoli. Il primo riguarda il «gollismo di guerra» dal 1940 al 1945 fino all’uscita dal governo e occupa quasi metà del volume. Il secondo è dedicato alla «traversata del deserto», cioè all’esperienza dell’opposizione e della momentanea uscita di scena. Il terzo è occupato dalla creazione e dal consolidamento istituzionale della Quinta Repubblica fino alle elezioni presidenziali del 1965. L’ultimo, il più breve, infine è rivolto al «crepuscolo del generale», fino alla sconfitta del referendum nel 1969 e alle dimissioni da presidente della Repubblica. È già notevole che tutti questi passaggi siano scanditi con chiarezza in poco più di duecento pagine. Gli aa. dimostrano una notevole capacità sintetica. È evidente che il taglio asciutto non permette loro di soffermarsi, come immagino avrebbero desiderato, sui momenti salienti della biografia gaulliana come narrazione della Francia e al contempo come risolutrice di problemi politici comuni alle altre democrazie. Né si poteva chiedere agli aa. una riflessione sulla cultura politica gollista e sulla possibilità d’incasellarla in una delle famiglie politiche dell’ euro pa del secondo ’900. Non che manchi un giudizio su De Gaulle, che dal racconto di Brizzi e di Marchi emerge più come un esponente della concezione plebiscitaria della democrazia che come l’incarnazione del costituzionalismo liberale (come invece pensano molti). In ogni caso gli aa. sembrano considerare il Generale un prodotto ottocentesco capace, grazie al suo arcaismo, di risolvere problemi contemporanei. Ma così facendo si lascia in secondo piano la straordinaria modernità di De Gaulle. E si finisce per non vedere la ricchezza dell’ultima fase della presidenza, non a caso sempre poco studiata. Un limite che è di tutta la storiografia sul Generale e che sarebbe ingeneroso rimproverare agli aa. di questo volume.

Marco Gervasoni