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Richard Overy – Sull’orlo del precipizio. 1939. I dieci giorni che trascinarono il mondo in guerra – 2009

Richard Overy
Milano, Feltrinelli, 158 pp., Euro 14,00 (ed. or. London-New York, 2009)

Anno di pubblicazione: 2009

Opera di un importante storico della seconda guerra mondiale, questo volumetto è stato pubblicato in occasione del 70° anniversario dello scoppio del conflitto. La sua brevità e il suo carattere «occasionale» non devono però trarre in inganno: basandosi su una varietà di fonti edite ed inedite, l’a. compie un serio tentativo di riesaminare le origini immediate della guerra, muovendo dal condivisibile proposito di «dimostrare che nulla nella storia è inevitabile» (p. 10) e dal presupposto che «ufficialmente la guerra fu combattuta per l’indipendenza della Polonia, ed è appunto qui, nello scontro sul futuro di questo paese nel 1939, che possiamo trovare le cause immediate del conflitto» (p. 12). La narrazione si concentra sui dieci giorni che intercorsero tra la firma del patto Molotov-Ribbentrop il 24 agosto 1939 e la dichiarazione di guerra francese alla Germania nel pomeriggio del 3 settembre, seguendo passo dopo passo l’evoluzione della crisi internazionale che si svolse in quei giorni e che Overy analizza come un evento storico a sé stante, «in larga misura indipendente dalla lunga storia militare, economica e politica» che ne costituiva il retroterra (p. 129).La domanda fondamentale cui l’a. cerca di rispondere è «Perché nel settembre 1939 è scoppiata una guerra paneuropea?» (p. 117); se infatti la responsabilità del conflitto ricade indubbiamente su Hitler, secondo Overy il conflitto risultò in ultima analisi dal fallimento della «strategia della deterrenza» adottata da Gran Bretagna e Francia nella speranza che «la prospettiva di due stati armati fino ai denti con accesso a maggiori risorse economiche e a un maggior potenziale militare avrebbe forzato la mano di Hitler persino alla vigilia della guerra» (p. 122). La fermezza mostrata nei confronti della Germania durante la crisi dell’estate 1939 mirava a scoraggiare quest’ultima dal muovere guerra alla Polonia, anche se nei fatti la prospettiva di dover affrontare anche Francia e Gran Bretagna non bastò a dissuadere Hitler. Peraltro, Overy sottolinea come le leaderships britannica e francese fossero meno riluttanti al confronto (anche armato) di quanto comunemente si creda: «perfino i pacifisti avevano i loro limiti invalicabili» (p. 64), a maggior ragione dopo Monaco e il riarmo.Tale ricostruzione è nel complesso convincente, così come lo è l’asserzione che il dittatore nazista fosse molto più interessato all’espansione verso Est che a scontrarsi con le potenze occidentali (pp. 119-120); l’a. però sembra accantonare senza un’adeguata discussione della storiografia sull’argomento l’ipotesi che la Germania nazista perseguisse ambizioni di potenza globali e non solo europee – che a chi scrive non sembra necessariamente in conflitto con l’accertata priorità accordata alla conquista dell’Europa centrale e orientale. Di un certo interesse, particolarmente in un’opera dedicata prevalentemente alla storia politico-diplomatica, sono infine gli accenni a dettagli «rivelatori» del carattere che avrebbe assunto la guerra iniziata dalla Germania nazista, come l’immediato rastrellamento di ebrei ed esponenti delle élites polacche svoltosi non appena Danzica fu occupata (pp. 75-76).

Antonio Ferrara