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Robert Fisk – Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra – 2010

Robert Fisk
prefazione e cura di Lorenzo Trombetta, Milano, Il Saggiatore, 848 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2010

Sono occorsi vent’anni perché Il martirio di una nazione fosse tradotto in lingua italiana. Certo un volume di questa portata non rientra in quella che si può definire una facile operazione editoriale; ma nel panorama italiano, così carente di testi sul Libano contemporaneo, il libro di Fisk è un faro nella nebbia. Aggiornato rispetto alla prima edizione del 1990 con alcuni capitoli che trattano degli anni ’90 e della guerra del 2006, l’a. non propone un tomo accademico sulla politica libanese né un resoconto giornalistico dettagliato. Il volume «se pone delle domande, è prima di tutto per cercare di indagare perché gli eventi che ho potuto osservare in Libano si siano effettivamente verificati. Da più punti di vista è una ricerca personale delle radici della violenza di cui sono stato testimone» (p. 24). Tenendo fede a questa considerazione, Fisk non tenta un bilancio della guerra civile libanese partendo dalla sua esperienza di inviato speciale nel paese per più di un trentennio (prima per il «Times» poi per l’«Independent»), ma cerca di analizzare le cause, medio orientali e non, che hanno portato allo sviluppo di tali eventi.Così il volume si apre con un viaggio indietro nel tempo che porta l’a. in Polonia dove l’incontro con vari superstiti dell’Olocausto è il punto di partenza per parlare delle guerre e delle tensioni del Medio Oriente contemporaneo e, in particolare, della questione israelo-palestinese. Il viaggio prosegue dalla Polonia verso Israele e i Territori occupati per poi chiudersi in Libano, dove Fisk incrocia le vite e i ricordi dei profughi palestinesi qui residenti con la situazione di coloro che sono rimasti nel territorio della «Palestina storica» dopo il 1948.La ricostruzione delle storie di vita è lo strumento con cui Fisk guarda al presente ma sempre con un occhio al passato. Perché la comprensione di quello che è accaduto in Libano durante il lungo e sanguinoso conflitto civile (1975-89) ha radici lontane che affondano non solo nell’orientalismo settecentesco ma anche nelle più recenti aspirazioni coloniali di fine ‘800. Il Libano è descritto come un caleidoscopio dei conflitti regionali, simbolo della frammentazione del tessuto sociale e politico medio orientale, ma al tempo stesso paese dei miracoli, delle mille occasioni, della continua rinascita. «Siamo stati abbindolati dalle frottole che i libanesi raccontavano su se stessi […]. Ci si aspettava che accettassimo le storie che raccontavano come questo fosse l’unico paese in cui si poteva sciare fra le montagne al mattino e nuotare nel Mediterraneo il pomeriggio. Come molte delle cose che si dicevano sul Libano, anche questa era concretamente possibile, ma non abbiamo mai incontrato nessuno che lo avesse davvero fatto» (p. 80).È un volume imprescindibile per chi voglia avvicinarsi alle vicende del Libano contemporaneo. Redatto in uno stile narrativo appassionante, utilizza le principali fonti secondarie edite nonché interviste e documenti inediti. È corredato da una precisa cronologia degli eventi, da un’utile descrizione dei principali protagonisti della vita politica libanese e da una serie di suggerimenti di lettura.

Rosita Di Peri