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Robert Lumley e Jonathan Morris (a cura di) – Oltre il meridionalismo. Nuove prospettive sul Mezzogiorno d’Italia – 1999

Robert Lumley e Jonathan Morris (a cura di)
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

Già edito nel 1997 in Inghilterra col titolo The New History of Southern Italy: the Mezzogiorno Revisited, il volume, per dichiarazione dei curatori, intende valorizzare quella nuova storiografia che ha scelto il metodo interdisciplinare e comparativo delle scienze sociali e si è espressa soprattutto nell’ambito dell’Istituto meridionale di storia e scienze sociali, della rivista “Meridiana” e della serie Regioni dell’Einaudi. Molti degli autori hanno partecipato alle esperienze ricordate, e pur con punti di vista diversi sulla legittimità della stessa definizione di “Mezzogiorno”, hanno ricostruito anche in altre occasioni una storia fatta di differenze territoriali, di sistemi locali connessi ai circuiti mondiali dello scambio, di circuiti politici interattivi, di ceti e classi in movimento secondo specifiche strategie di riproduzione sociale, di risorse identitarie di ogni genere. Nel latifondo ottocentesco descritto dalla Petrusewicz si rinvengono i caratteri di un’impresa agricola razionalmente difesa dalle fluttuazioni del mercato e di una “economia morale” fondata sulla condivisione delle aspettative, secondo una strategia che si sarebbe rivelata più efficace della stessa “modernizzazione capitalistica”. La “metropoli meridionale” di Macry evidenzia un modello imprenditoriale “terziario” diverso da quello industriale, legato alla mediazione e agli scambi piuttosto che all’organizzazione della produzione, pronto a sfruttare per la realizzazione di affari i circuiti illegali come le occasioni generate dalle politiche pubbliche. Il sistema istituzionale locale descritto da Pezzino contraddice l’idea di una periferia che subisce le (o resiste alle) decisioni prese dal centro, e ne mette in risalto la forte influenza sulla stessa impostazione del processo di modernizzazione a livello nazionale. Rappresentazioni, immagini e stereotipi del Mezzogiorno vengono efficacemente decostruiti da Gribaudi, Dickie e Moe. Tra le rappresentazioni da decostruire Gribaudi include lo stesso meridionalismo, all’interno del quale risultano sottovalutate non solo le differenze, ma anche la componente autonomista e federalista. Da un punto di osservazione “esterno” Cammarano attribuisce alla mancata politicizzazione della nazione da parte delle classi dirigenti liberali la ragione del persistente scollamento tra paese “reale” e paese “legale” (quindi anche Sud e Nord?). Il volume è assai pregevole, tuttavia lo limita la scelta di guardare soprattutto all’Ottocento, lasciando sostanzialmente non rivisitata la parte della storia meridionale maggiormente contaminata dalle categorie di “arretratezza” e “uniformità”. Non ne viene fuori tutto il Mezzogiorno senza Meridionalismo proposto nel 1992 da Giuseppe Giarrizzo, e presentato dagli studiosi dell’Imes attraverso oltre un quindicennio di ricerche; si tratta comunque di un prezioso contributo per la rilettura della storia italiana contemporanea da parte della storiografia straniera.

Leandra D’Antone