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Robert Service – Compagni. Storia globale del comunismo nel XX secolo – 2008

Robert Service
Roma-Bari, Laterza, XII-690 pp., euro 28,00 (ed. or. Cambridge Ma., 2007)

Anno di pubblicazione: 2008

Biografo di Lenin e Stalin, Robert Service ha scritto un’ambiziosa sintesi sul comunismo storico. Ambiziosa soprattutto perché intende ricondurre a unità le diverse incarnazioni nazionali del fenomeno anche allo scopo di semplificarne la storia per un pubblico di non specialisti, senza sacrificare la profondità interpretativa che viene all’a. dalla lunga frequentazione con le fonti e la ricerca storiografica. Un obiettivo raggiunto solo in parte, in un lavoro di grande impegno che in troppe pagine rivela tuttavia un eccesso di semplificazione interpretativa oltre a essere dedicato per circa due terzi al caso sovietico.La ricostruzione di Service muove dalle radici intellettuali del comunismo novecentesco,e dunque dalle diverse eredità dei millenarismi a sfondo religioso e dei movimenti egualitari, del giacobinismo e naturalmente di quella produzione teorica di Marx ed Engels nella quale erano già contenuti «i semi di quell’oppressione e di quello sfruttamento che avrebbero attecchito sotto i regimi rivoluzionari marxisti» (p. 42). Convinzione di fondo dell’a. è infatti che fin dall’inizio il comunismo abbia poggiato su una monolitica base dottrinaria, «una sorta di religione politica» (p. 47) impermeabile alle contestazioni teoriche venute da varie parti già tra fine ‘800 e inizio ‘900 e alla quale si sarebbero poi ispirati i suoi diversi esperimenti nazionali. Primo tra tutti quello russo-sovietico, la cui capacità di sopravvivenza e lunga durata a fronte di una sostanziale «assenza di progetti e prospettive» (p. 89) è ricondotta alla concomitanza di alcuni «colpi di fortuna» (p. 597): la debole contrapposizione venuta subito dopo il 1917 dalle grande potenze occidentali, la crisi del capitalismo negli anni ’30 e infine la vasta disponibilità di risorse naturali in dotazione all’ex Impero russo. Grande spazio è dedicato ai meccanismi coercitivi del sistema staliniano, descritto in forte continuità con l’esperienza leninista, ma soprattutto alla raffigurazione delle principali personalità del regime sovietico. Si avverte qui la sensibilità tipica del biografo, attento soprattutto a raccontare la storia di gruppi dirigenti anche ristretti piuttosto che quella dei processi sociali ed economici che accompagnarono la vicenda sovietica. La narrazione di Service ripercorre quindi i percorsi dei principali partiti comunisti e la mitologia del comunismo coltivata dagli intellettuali europei e statunitensi, con pagine molto brillanti sull’intreccio tra quella mitologia e la concreta proiezione internazionale della Russia sovietica tra le due guerre, per poi dedicarsi agli esperimenti cinese, jugoslavo e cubano della seconda metà del ‘900. Fino al racconto del grande crollo, con il fallimento del «riformismo comunista» e la disgregazione di un sistema costruito ovunque sulle medesime fondamenta: «il partito unico, una cultura assoggettata a un’ideologia unica, l’ipercentralismo, l’economia controllata dallo Stato e la mobilitazione della società» (p. 597).

Andrea Romano